"Onestà... onestà... onestà!!!": quante volte negli ultimi anni abbiamo sentito o, magari, anche gridato questo slogan, dal significato senza dubbio importante ma che la sua continua ed eccessiva reiterazione via via ne sta, ahinoi, spogliando e riducendo tutta la portata. Ma questo grido, questo slogan, ben si adatta a "Crepuscolare", l'album degli Evel. Gli Evel da Milano sono quello che si potrebbe definire un gruppo onesto: chitarra, basso, batteria e un cantante. In più l'attitudine è chiara, anzi onesta sin dal primo pezzo, "Non appartiene a me" e viene ribadita anche nella seconda traccia, "Requiem", in qualche misura ispirata a Twin Peaks. Ma qual è la loro attitudine? Ma che musica fanno gli Evel? Fanno rock anni '90, senza tanti fronzoli o trucchetti, in modo onesto giustappunto. Ma allo stesso modo degli slogan troppo facili, alla lunga anche questa onestà intellettuale e musicale dei milanesi può risultare un po' monotona. Un po' troppo monotona.
Infatti scorrendo tutte le nove canzoni che compongono questo "Crepuscolare" non si può mai osservare o anche soltanto intuire un salto fuori dal copione, un guizzo eccentrico rispetto alla rigida orbita del percorso pre-impostato: gli Evel sono rock, gli Evel sono potenti, gli Evel sono quattro amici che si divertono a suonare e basta. Se per voi questo è sufficiente, allora questo è un album buono, con qualche piccolo pezzo davvero ben arrangiato ("La cava delle bestie"), che vi godrete tutto quanto, dalla prima all'ultima canzone. Se invece preferite le traiettorie sghembe, allora fuggite, sciocchi: l'onestà non fa per voi, datevi all'osservazione delle stelle dal lato selvaggio della strada.
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