Sottili e sintetiche note di piano aprono “Marte è un paradiso”, album d’esordio dei Blitz. “A tradimento” vibra di suoni eterei che trasportano nello spazio, il ritmo aumenta progressivamente per poi arrestarsi e rallentare. “Innocenza” è la necessità di superare le apparenze per svelare l’essenza delle cose, a cui si adeguano perfettamente suoni e melodie essenziali, tra le note profonde del piano e il ritmo che si alza e si abbassa continuamente.
Una nota a parte la meritano i testi: tutti interessanti, rigorosamente in italiano, evocativi e ispirati al racconto di fantascienza “Marte è il paradiso!” di Ray Bradbury.
Musicalmente il percorso di tutto il disco è sempre coerente: note di piano basse e profonde ad aprire ogni brano, poi il ritmo che piano piano si fa più veloce con la batteria, il basso e la chitarra di Silvio Pasqualini e la voce di Maddalena Zavatta che spesso indugia su registri acuti, ma comunque resta sempre precisa, e poi le note del piano che tornano in chiusura, in un percorso circolare che ricomincia nel brano successivo. Se la coerenza è un pregio, il rovescio della medaglia è l’eccessiva ripetitività. Proprio questo è il limite di “Marte è un paradiso”: l’andamento dei brani resta troppo prevedibile nelle melodie e questo toglie l’effetto di sorpresa e di originalità che ogni disco dovrebbe avere.
Per essere l'ennesima incarnazione dei numerosi (I Robot, Australia, El Xicano, solo per citarne alcuni) di Silvio Pasqualini, la scrittura è riconoscibile, ma sarebbe stato lecito aspettarsi un briciolo di compiutezza in più.
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