In attesa dell'Età dell'Oro, il progressive rock, il funk ed il sound etnico di Ju Bhota rendono ballabile l'attesa.
Siamo nel bel mezzo del Kali Yuga? Beh, secondo Ju Bhota, sembrerebbe proprio di sì. Lui intanto si è candidato di occuparsi della colonna sonora.
Ju Bhota, che già conosciamo da artista solista dalla prima uscita "THE RIGHT SIDE" risalente ad esattamente un anno fa, ritorna riproponendo la sua musica intrisa da trame etniche e funk e, in "Kali Yuga", perché no, anche a sfondo religioso. L'ultima era, lo Yuga appunto, predetta dalla dottrina induista è denominata Kali, è quella che sta precedendo l'avvento, atteso tra circa quattrocentomila anni, della nuova "Età dell'Oro" dove si assisterà alla venuta del paradiso terrestre. Nel frattempo che il grande sogno dell'uomo si compia, Ju Bhota si è portato avanti col lavoro e, usando le sue abili doti da polistrumentista, ha racchiuso nelle sei canzoni di questo secondo album un addensato di percussioni tribali, progressive rock e funk. Adesso, a noi ascoltatori rimane il compito di capire perché proprio questo stile si possa sposare al Kali Yuga.
Sempre secondo gli induisti, questa era, che stiamo vivendo già adesso da almeno tremila anni, è dominata dal materialismo e dalla confusione derivanti dall'io e dall'umanità. Il funk nacque all'incirca a metà del secolo scorso per una connotazione stilistica definita grezza e rude data all'incrocio del soul, del jazz e del blues; il progressive invece, specie quello rock, dall'inseguimento degli artisti di ritmiche tanto enfatiche e così sperimentali sino ad apparire a molti addirittura come una sovrastruttura tecnicista delirante. Grezzo, rude, enfatico e infine delirante: aggettivi che si sposano tutti con quanto descritto nella dottrina orientale del Kali Yuga.
Che questo parallelismo valga o meno, comunque, in mezzo a tutto ciò si muovono le capacità di Ju Bhota. Il suo marchio di fabbrica, seppur di nicchia, vive nella coesistenza musicale dei generi sopra citati con tante sonorità etniche ottenute sfruttando in principal modo la sua poliedricità in tema di percussioni. Aggiungendo una ritmica sempre consistente e creata inoltre tramite chitarra elettrica, basso e soprattutto tastiere quello che ne consegue è la scrittura di pezzi, come già successo in "THE RIGHT SIDE", estremamente originali. Muovendosi quindi tra i due estremi del funk e del progressive rock come già raccontato, tutte le tracce riescono ad apparire al loro interno venate di dance, tribal, elettro e cornici di fusion. Da sottolineare in merito l'inizio di "Omolodde" e la struttura della traccia di chiusura "Kali Yuga".
Sarà così che, se appunto mancheranno "solo" quattrocentomila anni all'avvento dell'Età dell'Oro, nell'ipotesi in cui i musicisti che ci accompagneranno in questo traghettamento avranno doti e versatilità come il curriculum e le canzoni di Ju Bhota dimostrano, seppur tra perdizioni e nefandezze, l'ansia dell'attesa potrà essere affogata nel frattempo tra suoni ancora analogici e tanto groove redentore.
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La recensione Kali Yuga di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-02-13 00:00:00
COMMENTI (2)
Ciao Bhota!
Esatto, su quella data di fine era ci sono molte versioni in giro. Io ho scelto la più pessimista ;)
Beh, rimaniamo in attesa di qualcos'altro allora nel frattempo!
Buon lavoro allora!
ciao Danilo
grazie per la recensione...mai parole furono così azzeccate :)
piccola nota "spirituale"...secondo alcuni il Kali Yuga è finito il 21.12.12...quindi speriamo di non dover aspettare 4000 anni per fare un sospiro di sollievo e vedere un po di luce...ciò vuol dire che questo groove redentore suona già vecchio e dovrò cercare altre sonorità più consone ai movimenti astrali :)
è meglio se mi metto subito al lavoro!
un abbraccio!