Charlotte Bridge
Charlotte Bridge 2016 - Pop

Charlotte Bridge

Calma, melancolica tenerezza, circolarità: sono tutti gli ingredienti che rendono l’esordio di Charlotte Bridge un gioiellino da conservare.

Il primo ep da solista di Charlotte Bridge è un piccolo capolavoro di calma e melanconica tenerezza che arriva dopo l’album con Edwin Aldin, che per inciso è anche il produttore di quest’ultimo disco.
L’ep omonimo di Charlotte Bridge è un piccolo capolavoro che tocca forse i punti più alti con “Spotless mind” e “Go with the flow”. Il primo è un brano dalle tinte soffuse accentuate da pennellate più forti, fatto di colori che si mischiano e ruotano intorno a un unico centro, a chitarre e synth che ne esprimono la profondità e la circolare perfezione. Ascoltare “Go with the flow”, invece, è come sedersi in riva a un fiume in un tiepido giorno di primavera e con le mani immerse nell’erba osservare lo scorrere lento e regolare dell’acqua che si fonde con gli arpeggi continui e inarrestabili che dominano gran parte del brano. 
“Too young to sleep” vibra e rimbomba, come una voce che chiama da lontano e di cui si sente solo un’eco sommessa. È senso di vertigine che prende direttamente lo stomaco e lo avvolge in una morsa così stretta da far mancare il respiro. I piccoli ingressi elettronici non sono mai eccessivi, ma creano proprio quella sensazione di vertigine mista a lontananza.
“Deadline” chiude l’ep seguendo lo stesso sentiero degli altri brani. Nonostante sia l’ultima traccia, intesa quasi come un “limite” invalicabile, si potrebbe ricominciare ad ascoltare il disco da capo, come se tutto il lavoro fosse un percorso circolare da seguire per tornare all’inizio, raggiungere la fine e poi ricominciare. Forse in questa continua e perfetta circolarità sta tutto il senso del disco. Ed è proprio questa caratteristica che lo rende un gioiellino da conservare.

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