È uno percorso strano quello realizzato dal cd di questo trio bresciano, che, partendo da ispirazioni in qualche modo legate ai Nirvana, approda, non si capisce quanto volontariamente, dalle parti di Bugo.
Il maggiore imputato per questo cambio di orizzonti è senza dubbio il livello di qualità della registrazione, per il quale il termine lo-fi sarebbe un eufemismo. I brani sono fondamentalmente classificabili come punk-rock, ora più melodico (“Dung”), ora più tirato (“Where is Johnny?”), con tanto di canonica, quanto evitabile visti i risultati, incursione nello ska (“In a dark wood”), per arrivare ad un totale di 12 (dodici!) pezzi.
Proprio nella durata si trova però il maggior difetto di questo lavoro: gli oltre quaranta minuti sono difficilmente ascoltabili d’un fiato e il risultato sarebbe stato senz’altro migliore se i tre si fossero dedicati a meno della metà dei brani con una cura maggiore. Oltre alla bassa qualità del suono, si avverte spesso la batteria andare per conto proprio, protagonista di un rapporto quanto meno controverso con l’altra metà della sezione ritmica (un basso poche volte udibile) e a fronte di una chitarra che si perde in distorsioni e fughe solitarie. La voci sono l’elemento che nel complesso si fa notare meno, se si escludono i passaggi in cui la principale viene sovrastata da un coro (di nuovo Bugo?), per giunta stonato.
Per quanto riguarda i testi, l’ascolto non chiarisce se l’intento generale sia scherzoso o rivoltoso (e l’uso di un inglese spesso urlato non aiuta ad entrare nello spirito giusto): nel primo caso la situazione sarebbe da sistemare (forte la sensazione che siano scritti traducendo scolasticamente dall’italiano: Nineteen-eightysix a day I start to live doctor put me here but yet I feel so sick), mentre nel secondo la presenza di passaggi come First aim of my life was be satisfied I pissed on the doctor 'cause he putted me in this life sarebbero abbastanza preoccupanti.
Il nome del gruppo (letteralmente ‘cerotti staccati’) e l’apparente citazione ai Monty Python nel titolo del cd, farebbero optare per la prima ipotesi, sperando di non sbagliare e sperando che la bassa età media (i più vecchi sono del 1986) sia da considerare come una scusante, in attesa di lavori più convincenti sotto ogni aspetto.
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La recensione Look on the bright side… di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-01-23 00:00:00
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