Rock grezzo, carico, a tratti tirato, in inglese. Non si direbbe nulla di simile dal nome dei Super Elastic Bubble Plastic, da accostarsi più che altro a qualche accozzaglia engrish uscita dritta dritta da Shibuya. Eppure il disco è così, scuro e caldo, schiavo dell’estetica da rock’n’roll da garage, vivo e vorace. I testi oscillano tra la sfera privata e la critica politico-sociale, dai media (“I can’t sleep and I hate you”), alla american way (“Come with US”). La musica sa essere pesante, come col lento incedere di “Little Red Ghost”, sa essere svelta (“Double party”), sa sfoderare il proprio lato più classicamente rock, come con “Sisters” o, volendo, “The swindler”. La voce sempre distorta, la tensione mantenuta per mezz’ora.
Insomma, il disco a livello tecnico è ben realizzato e suonato, vanta il coinvolgimento nella realizzazione di Giulio Favero, ex membro dei One Dimensional Man (registrazione), e di Madaski (mastering). Manca, questo si, qualche brano davvero degno di nota, ma il livello medio è buono. Tuttavia non riesce a sfondare del tutto, rimane come bloccato in quella zona in cui consiglieresti prima un ascolto, magari live (dimensione in cui la carica dei Super Elastic Bubble Plastic potrebbe fare la differenza). Ti lascia un po’ così.
---
La recensione The Swindler di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-01-31 00:00:00
COMMENTI