Quello che si capisce ascoltando "Skinchanger" dei Viriginia Waters è che i quattro componenti sanno suonare e hanno tanta esperienza nel mondo della musica, non per nulla la loro voce, Maria Teresa Tanzilli, ha calcato i palchi dei più importanti festival italiani con i suoi passati progetti.
Questo però non basta, perché quello che manca in "Skinchanger" è l’originalità: non c’è nulla di realmente nuovo che possa colpire in maniera importante l’ascoltatore. Nonostante molte canzoni si lascino ricordare ad ascolto ultimato, i brani non aggiungono nulla a quello che conosciamo già, non lasciano tracce profonde.
Quello che invece c’è, e si sente, è un grande lavoro di produzione e scelta dei suoni fatti in studio, soprattutto per gli strumenti a corde, che sembrano le cose migliori di questo ep. Gli intrecci delle tracce di chitarra e i suoni e gli arrangiamenti del basso sono davvero di livello. Viceversa la batteria non si avventura mai in arrangiamenti particolari, limitandosi a fill e pattern collaudati.
In ogni caso, i brani di livello ci sono e guarda caso sono proprio quelli che si distaccano più dal rock classico caratteristico del gruppo ("Until the last drop" e "A postcard from drink and drive"), segno che un po’ di sperimentazione in più non avrebbe guastato, ma anzi avrebbe dato un valore aggiunto al lavoro.
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