Sia che lo si legga in inglese sia che lo si italianizzi, Grave resta comunque un nome perentorio. Da “tomba” a “duro, faticoso, molesto” il nome che il trio friulano ha scelto lascia poco alle ambiguità. Davide Pillino (basso), Demos Zanelli (batteria) e Marco Murello (chitarra) si buttano a cpaofitto in quattro tracce gustosamente rock.
Chi mastica il genere sa che non è facile arrischiarsi fuori dai sentieri già battuti. Eppure, ballando nel mezzo di convegni occulti (“Dancing Sabba”) o sbattuti nel centro di una catastrofe (“Meltdown”), questo trio riesce a scostarsi quel tanto che basta dallo stoner, trovando soluzioni anche affascinanti. Chiude la felina “Weed Of Mars” che attraverso uno scuro cadenzare insegue l'ascoltatore in una giungla di volumi.
Lungo tutto il disco l'alternarsi equilibrato delle distorsioni e dei riff di chitarra non relegano mai basso e batteria al mero ruolo di accompagnamento. Nei Grave c'è un'idea e c'è sicurezza nel portarla avanti: un trio ben assortito che ha voglia di fare musica insieme e non di stare insieme pur di fare musica.
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