L'elettro dream-pop di Porcelain Raft come regalo ai sognatori, disincantati e viaggiatori.
"...coming out from nowhere, from million years ago..." (da "The Earth Before Us").
Musica acustica per riflettere, per rilassarsi, per viaggiare. Musica pop che porta alla nostalgia, alla malinconia, all'interiore.
Nell'ultima produzione del marchio artistico Porcelain Raft, un susseguirsi di microclimi, che siano essi collegati alla natura circostante oppure semplicemente distillati di sovrappensieri e fotografie mentali, sono stati raccolti e assimilati da Mauro Remiddi mano a mano nel corso degli ultimi tempi. Il risultato è l'album "Microclimate".
Si tratta di dodici canzoni figlie, in primis, dell'ultima esperienza di vita di Porcelain Raft in California. Dopo Londra e New York è adesso toccato il turno di sfruttare una delle terre tra le più fortemente ispiratrici nella storia della musica.
Si tratta, ad esempio, del kookaburra stilizzato in copertina, indicato nell'omonima traccia e aleggiante all'interno di un malinconico folk elettronico, all'appassionata raffigurazione mentale di una sponda lontana di "Distant Shore" sino alla scenografia da dream pop e chillout di "Rising". Da un punto di vista stilistico è proprio quel genere sognante e vagante proveniente dagli storici synth e dream pop che accompagna ogni traccia nel corso di tutto l'album.
In certi pezzi, comunque, la presenza costante nello studio di Remiddi della drum machine si fa sentire anche in quest'ultima produzione. Nella seconda parte dell'album infatti, la vena più elettronica di Porcelain Raft è raccolta nell'inquietudine della base quasi dark di "Accelerating Curve", nel vocoder galattico e nella tastiera onirica di "Zero Frame Per Second" o per concludere poi con il beat allungato ed echeggiante di "A Fever That I Know".
Tra le più melodiche del lotto invece si segnalano la traccia di apertura "The Earth Before Us", già inizialmente citata con un verso del testo, dove il minuto e ventotto di voce cantante femminile introdotta presenta quel che poi sarà "Microclimate" in termini di stile e sensazioni e "The Poets Were Right" abile a legare piano e sussurri vocali per un racconto intimo e forse drammatico.
Tutta la forza e la solidità artistica raggiunta da Porcelain Raft è dunque in definitiva condensata in quest'ultimo "Microclimate". Tra le più pop e melodiche produzioni di Remiddi, quest'ultimo album risuona come una dimostrazione di elevazione professionale per un'artista che, all'alba dei suoi quarantacinque anni, sfruttando tutti i suoi microclimi artistici raccolti ed assimilati nel tempo, difficilmente avrà ormai bisogno di dimostrare la sua caratura musicale verso chiunque gli chiederà di rimettersi in gioco.
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La recensione Microclimate di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-03-06 09:00:00
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