Cesare Basile aspetta che esca la carta del matto. E nel frattempo ci rapisce con un album bellissimo.
"U Fujutu" è il matto dei tarocchi siciliani. Eccolo al centro dell’immagine ritratta in copertina, oppure evocato nel titolo dell’album, come una presenza per nulla oscura, fissa al centro dell’eterna lotta tra il bene e il male. Un archetipo di memoria, di tradizione arcaica, un richiamo controcorrente in tempi di razionalità obbligatoria. Per Cesare Basile, U Fujutu è un cerchio che rimane aperto, la carta da estrarre per tornare a parlare della Sicilia e della sua Catania.
“U fujutu su nesci chi fa?” (“Se esce il matto cosa succede?”) è il disco di un cantastorie schierato dalla parte di chi soffre l’arroganza dei padroni, di chi combatte senza tregua la miseria, di chi lavora come un mulo per poi raccogliere tempesta. È sortilegio da spezzare, è rispetto per chi non ne può più di una vita improntata a una umiliante precarietà (“Cola si fici focu”), è ammirazione per gli artisti di strada (“Storia di Firrigno”), depositari autentici di una cultura presa a randellate dalla protervia del tubo catodico. Un’umanità disorientata ma al tempo stesso dignitosa, descritta tra le righe di dieci canzoni che Cesare Basile immerge in un blues rurale (la lingua catanese non è una scelta casuale) denso di richiami all’Africa (in particolare ai Tinawiren, ascoltare “Lijatura” per credere) e al Mediterraneo (“U scantu”), di suoni apocalittici, tetri (“Fimmina trista”), profondi, forti, passionali. Un album che potremmo accostare a “Tu prenditi l’amore che vuoi e non chiederlo più”, il disco che l’ex Candida Lilith fece uscire un paio di anni or sono: stessa durezza, stesse cicatrici, medesimo immaginario. Anche se, questa volta, c’è forse una più spiccata attenzione nei particolari, con riferimenti non casuali al maggiore coinvolgimento dei cori e dell’uso dei controcanti. E, a dirla tutta, la stessa title-track, una sorta di rivisitazione assai meno leggiadra di “Volta la carta” (si parla di Fabrizio De André) vive di un arrangiamento più arioso e di una ritmica dai colori più lievi.
A offrire man forte a Basile troviamo il solito manipolo di amici: da Roberta Gulisano a Enrico Gabrielli, passando per Rodrigo D’Erasmo e Sara Ardizzoni, tanto per citare i nomi più noti. Tutti insieme a disegnare squarci di musica popolare irruenta, dotata di un fascino oscuro e magnetico. Se esce il matto, conviene restare con loro.
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La recensione U fujutu su nesci chi fa? di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-02-21 00:00:00
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