Mecna continua sul sentiero tracciato da "Laska" e procede un passetto più in là, lontano dagli stereotipi.
"Scusa se sono in ritardo / Io che di solito guardo / Nelle persone la puntualità nel voler tagliare il traguardo" si apre così "Lungomare Paranoia", disco di Mecna uscito a praticamente due anni di distanza dal precedente. Ancora una volta, Mecna esprime quel disagio che provava già qualche anno fa nello "stare con gli altri rapper a cercare di dire una cosa figa che dicono i rapper" e subito mette le mani avanti: non importa la competitività, non gli importano le vendite né il dover essere simpatico a tutti i costi. "Ora che fare la gavetta è fare in-store nei centri", Mecna ha abbandonato ogni pretesa sulle classifiche o sugli ascoltatori: "Non sarò disco d'oro, ho perso le forze / Ma ho scritto le canzoni con dentro le cose nostre / Parlo sempre di me / Perché so troppo poco / E cerco di scoprire da chi mi nascondo / Quando sto da solo". Mecna lo chiarisce subito: non vuole essere e di fatto non è uno del mucchio.
Protagonista indiscusso attorno cui il disco è interamente incentrato (e che si rende quindi poi un mezzo per parlarci anche del rap, dei fan, dell'interiorità dello stesso Corrado) è la figura femminile; senza volerci girare troppo intorno, Mecna scrive per le donne: una frase dal valore ambiguo. Non solo, Mecna scrive anche a causa delle donne, figure onnipresenti nei suoi testi: parla della ex, della madre, delle groupie ma, soprattutto, parla direttamente a tutte queste figure. Non solo: Mecna scrive, canta e rappa della distanza dalle donne; distanza che è figurata per la groupie che è spesso in prima fila ai concerti e che invece si fa pesante e reale quando parla alla madre e il telefono non prende.
Mentre tutte le ottime produzioni sfilano (i nomi sono tanti anche se quasi non si direbbe vista la coesione del progetto: Lvnar, Iamseife, Cianci, Fid Mella, The Night Skinny e Godblesscomputers, fino a Nude, francese da lui scoperto per caso), i cantati mostrano un po' i propri limiti: in brani come "Malibu", per esempio, il cantato non entusiama di certo mentre il rappato è piacevole. L'approccio è proprio quello già visto molte altre volte: il rapper scopre la musica e ci si misura, prova a cantare e il risultato, nonostante qualche già citato limite, è ben interessante. "Soldi per me" è la più riuscita in questo senso.
Per concludere, gran pregio di questo disco è sicuramente la personalità di Mecna: è deducibile, ad esempio, dall'ottima capacità di scrivere (risulta sì diretto, facile da comprendere ma mai davvero banale o addirittura stereotipato) dell'MC di Foggia e dal dubbio che viene a definirlo tale. Certo, Mecna racconta di quando aprì un live di Bassi Maestro e contemporaneamente sottolinea l'ovvia distanza temporale di quei tempi, di quando c'erano il rap e le altre discipline; molte volte una mascherina (più che una cultura) dietro cui molti rapper ancora oggi sembrano nascondersi. Mecna è, in questo senso, ben lontano da quanto il rap classico impone: c'è dell'elettropop di quello bello da sentire, l'autotune, il cantato. Manca forse una hit impagabile come fu "Taxi" ai tempi, ma è lo stesso Corrado a dircelo: "Taxi non ne trovi più" e così si rimane a guardare questo Lungomare Paranoia.
---
La recensione Lungomare Paranoia di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-03-22 09:00:00
COMMENTI