Molto post questo disco punk, sfoghi e citazioni per un risultato che incide ma non ferisce
"Response to reality" è un disco di sano punk cosiddetto "post", ma solo perché realizzato in epoca recente: il suono e l'attitudine che si ascolta nelle 11 tracce che lo compongono è nettamente classica e clashiana. Di un disco punk non si può criticare la tecnica, diciamo così, "libera", e le concessioni in fase ritmica, ma in queste canzoni di battibecchi tra chitarra e batteria ce ne sono parecchi.
Neanche il suono è particolarmente nuovo in questo duo punk, i clichet garage rock degli Wire si fanno sempre più presenti traccia dopo traccia, dall'apertura con "What is real" alla quasi divertente "Solar thrill" (come andamento musicale, non certo come tematica) per arrivare alla più articolata e lunga "Kraut-Droid", senza mai però dare tregua a un'austerità di fondo, vero filo conduttore dell'album. "Nobody's fault" (but mine), è una delle frasi che rimangono più nella mente, dalla terza traccia in poi, con una dose di incazzatura sempre in tasca da poter lanciare. I pensieri si annebbiano e diventano uno sfogo necessario.
Il sogno premonitore in cui i Pre-Cog in the Bunker si immergono è breve ma intenso, il noise di "Precog's dream" annebbia la mente ed è propedeutico a "Mistaken", vera perte oscura del disco, dove il riverbero della voce torna a farsi ipnotico e lisergico. "Silver", unico pezzo cantato quasi interamente della voce femminile della batterista (che ricorda Courtney Love nel timbro) è la lenta e nera conclusione di un lavoro incentrato sugli spari veloci di un suono punk.
C'è un piccolo mondo interno a questo album che si rigira su se stesso e viene poi cacciato nelle orecchie di chi ascolta come da una forza centrifuga, grazie a testi conformi al riottismo manierista e alla spinta frenetica verso un riscatto di qualche sorta, con richiami ad autori nobili come Dick e Asimov.
La tradizione di genere è per chi fa punk una specie di religione e sembra quasi che la sperimentazione non sia necessaria, l'unico scopo è il messaggio furoreggiante della rabbia. Non è così, è proprio nei generi più chiusi su se stessi che andrebbe usato un approccio canzone ricercato e nuovo. Lunga vita al punk, ma solo se guarda avanti.
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La recensione RESPONSE TO REALITY di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-03-20 00:00:00
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