“Ricordati di essere una marcia ipocrisia”, cantano i PerizoNa. Certo, non lo dimenticherò. Però, intanto, permettetemi di distrarmi. Perché è bello questo sax, caldo ed intenso, che si modula e vibra col battito del basso fretless, quello suonato da Jaco Pastorius per capirci. Così il suono inizia a scandirsi, grosso e profondo, come un fiume che gonfia. Intanto la chitarra comincia a tirare, distorta in crescendo, corda tesa che gioca con la voce, un po’ morbida un po’ no, del cantante, in corse e distanze dettate dalla solida batteria.
Mi fermo. Sono alla quarta ed ultima traccia del demo. Nel viaggio, come un viandante che ha apprezzato il paesaggio e certi suoi particolari, ho riconosciuto alcune citazioni. Non mi hanno disturbata. C’era equilibrio tra nuovo e sentito. Senza ipocrisia. Un accenno di Marlene Kuntz nella grazia noise di certe code o nello schianto improvviso, dopo l’intro lieve, di “Barcellona”. Una rivisitazione intelligente di una distorsione alla “Bungee Jumping” degli Afterhours in “Un’altra volta”. Ma è soprattutto quella coda di sax glissato, alto e solare che chiude il viaggio, a sembrarmi perfetta, col cuore di un basso che sfuma e poi muore.
Il timbro vocale del cantante è la nota morbida che si mischia col resto. Non cupa o infernale, tesa, a volte incerta, ma in quel modo che si perdona perché evocativa e subito pronta nelle note alte. Si trascina, quella voce, e grida come in certi Nirvana, dipingendo con gli altri strumenti una vaga tristezza di paesaggi melodici, che ricorda i God Machine, diventati in seguito Sophia, citati anche esplicitamente tra le influenze del gruppo.
I testi hanno una loro dignità, un perché essenziale di sogno e disincanto, chiave che non pretende di aprire porte reali, semmai sospese, nebbiose, come certe giornate d’inverno infinite che contengono un mondo non detto.
E’ questa la nota originale dei PerizoNa. Non solo il nome, come ironicamente loro stessi dicono, ma l’idea che mischiare l’eleganza di uno strumento come il sax con corpose singing guitars sia un gioco possibile e pure dagli effetti piacevoli. La bellezza di un equilibro tra suoni aspri e tirati ed arrangiamenti nitidi.
Ora scusatemi, vado a ricordarmi “di essere una marcia ipocrisia”, sì, ma felice di questo ascolto.
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La recensione PerizoNa - Demo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-02-03 00:00:00
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