Francesca Messa in arte Mèsa è una sognatrice e a suo modo una ribelle, una cantautrice con un gran gusto nella scelta delle parole e dei suoni, e il suo primo omonimo ep è lo specchio queste caratteristiche: rock leggero, piacevole e libero.
Nelle 5 tracce di "Mèsa" si ascolta un voce pulita e sincera, l'andamento naif di Levante mescolato alle smussate stranezze di Maria Antonietta, nei testi gli alti e bassi di un mondo fragile ma consapevole, i giochi di parole e una poetica di una bella normalità. L'incolparsi di qualcosa quando tutto prende direzioni non contemplate ("La Colpa"), il voler dare "Un nome alle cose" quando probabilmente non servirebbe, basterebbe che fossero "Cose Vere". In questo disco la verità esiste comunque, negli arrangiamenti dolci e caldi, nel mood folk sfregiato nel finale da distorsioni che condiscono un po', senza alterare.
In canzoni come "Morto a galla", che inizia in arpeggio e si sviluppa ritmicamente pian piano, "lo spazio che ci siamo dati non esiste / lo spazio che ci siamo tolti prende forma in questo deserto" sono le frasi che restano alla fine del miglior brano dell'ep. Il finale con "Tutto" ripaga la voglia di rock e chitarre gracidanti ed è, appunto, un compendio tutte le cose perse e presenti nella vita di questa cantautrice romana, che non spiccherà per originalità ma ha la capacità di far sembrare in rima anche testi che non lo sono.
"Mèsa" è un primo lavoro di conoscenza di se stessi, una prefazione che deve ora avere un seguito in un libro vero e proprio, magari con un finale a sorpresa.
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