La croce di Tolosa in bella vista sulla copertina di “Gran Bal Dub” prepara, a scanso d’equivoci, a un incontro imminente con la cultura occitana, area storico-geografica compresa tra Francia meridionale, Piemonte e Catalogna. Come, però, già si intuisce dal titolo dell’ep, la musica d’Oc non è la sola protagonista dell’album. Dall’incontro di Sergio Berardo, figura storica del genere, e Madaski (Africa Unite), tradizione occitana e cultura dub s’incontrano a metà strada, dando vita a un lavoro ibrido, tenuto insieme dall’unico, possibile obiettivo comune: far ballare.
Non stupisce, a questo punto, se nel calderone folk-a-dub di Berardo e Madaski ci finisce tanto l’elettronica in levare quanto la ghironda, il violino e la fisarmonica, strumenti cari alle danze d’Occitania. L’esperimento, che trova le sue radici tra il reggae dei francesi Massilia Sound System e i Lou Dalfin dello stesso Berardo, è al tempo stesso qualcosa di eccentrico e molto interessante.
Anche se la tradizionale musica d’Oc mantiene una posizione di rilievo per tutta la durata del disco, supportata anche dal cantato in lingua occitana, le tracce che intrigano di più sono proprio le due strumentali.In “Roccerè” tradizione popolare e accenni dubstep vanno miracolosamente d’accordo, convivendo con stile; nel finale di “Branle Des Chevaux” si assiste invece a una sorta di duello medievale tra le due anime dell’Ep, dove a perdere, sicuramente, è solo chi decide di rimanere fermo.
Che “Gran Bal Dub” sia un unicum nel suo genere non ci sono dub-bi, ma difficilmente riuscirei a immaginare un grande riscontro al di fuori della comfort zone d’Occitania. Non che sia una colpa, anzi va benissimo così. In fondo l’intento dell’album era di poter guardare alla tradizione da un’angolazione diversa e qui la gioia 2.0 degli appassionati di circle, rondeaux ed altri balli popolari è assicurata.
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