Riuscirà la delicatezza di Davide Bosi a lasciarsi ascoltare nel caos contemporaneo?
Vi ricordate quando alle scuole medie facevate bella figura con la professoressa di italiano dicendo, rigorosamente a memoria, la classica frase: "Pirandello amava dire di essere figlio del caos: un po' per convinzioni filosofiche, un po' perché era nato proprio a Kaos, un piccolo sobborgo di Girgenti". Questo piccolo amarcord può essere utile acomprendere "Don't Try" di Davide Bosi, un disco particolare e totalmente eccentrico, o quasi, rispetto al gusto contemporaneo. Infatti se il tempo presente, anche e soprattutto musicale, è contraddistinto da una grande attenzione nella possanza del proprio messaggio, magari a discapito del controllo, lasciandosi in modo godurioso conquistare dal caos, Davide Bosi fa tutto il contrario. In pezzi come "The Eraser of the Joy" egli è perfettamente circoscritto e attento, curato e posato in ogni dettaglio. Così anche nelle altre canzoni, che non superano quasi mai i tre minuti e si connaturano praticamente tutte per essere suonate con il minimo della strumentazione: non si strafà mai qui, piuttosto si gioca per sottrazione.
Alla fine il risultato è sì lusinghiero ma anche dannatamente fragile. Certo è un lp suonato bene ed elegante, Davide Bosi ha una bella voce che ammalia ma forse, questa estrema delicatezza rischia di non avere spalle bastevoli per farsi ascoltare.
Non perché nel caos del presente bisogni sempre e comunque sbraitare per farsi notare ma piuttosto perché per apparire davvero riconoscibile occorre comunque mettersi in gioco, sia che si spinga sull'acceleratore sia che si rallenti bruscamente per poter arrivare primi al traguardo. Bosi non fa questo, si preoccupa troppo dell'aderenza sull'asfalto e rischia, pur guidando eccezionalmente bene, di non arrivare neppure a punti in questo metaforico Gran Prix musicale.
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La recensione Don't Try di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-08-01 00:00:00
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