La verità del folk e l'eleganza del pop nell'ultimo disco dei Cranchi
Quarto lavoro per i Cranchi, sempre pronti a dire la cosa giusta con il piglio universitario di chi ha studiato. I ragazzi sono preparati e lo sanno già, hanno ascoltato il folk di De Gregori a tal punto da farne una cosa propria, il pop migliore da costruire pezzi accattivanti, il songwriting come pratica di indagine interiore. Così, chitarra alla mano, creano un nuovo album dallo stile meditato, con trame acustiche in soluzioni d’archi e fiati, lievi spinte elettroniche, ambientazioni da viaggio. I testi sono bozzetti di vita vissuta come disordinati appunti di diario; il suono è capace di strappi nervosi e impalpabile dolcezza. Un copione forse un po’ troppo sentimentale ma seducente.
“Spiegazioni improbabili” danno un senso all’imperfezione di chi recita sempre bugie perfette, di chi si unisce al mondo per capirne la profondità e si ritrova dentro a un fosso. Basterebbe solo immergersi nel fluire della vita, senza opporre resistenza, per riconoscervi il movimento giusto che conduce verso il mare, accompagnati dal vento. A quel punto la sorte ci riconosce, rendendo perfetto l’imperfetto. Soluzioni melodiche più pop crescono lentamente in una città (“Ferrara”) triste anche quando c’è il sole, dai monumenti finti, dalle strade malinconiche soprattutto ora che piove perché un amore se ne è andato di corsa, fuori dalla nostra realtà. Il pensiero allora corre ad “Anna” che risponde in canto ai dubbi di una relazione instabile, giocando a fondersi e a confondersi con le parole dell’altro, senza trovare conforto. Ora lei non c’è più; da “Cinque mesi” l’assenza pesa su un tavolo di legno apparecchiato, in cui lacrime e sogni sono briciole abbandonate. Per questo “L’amore è un treno” che se ne va lontano, attraverso paesaggi sconosciuti e luoghi mentali impervi, inaccessibili. Resta solo la stanchezza emotiva di litigi violenti in caldi pomeriggi d’estate (“Fa un caldo che si muore”).
Un disco che svela, brano dopo brano, l’intensità della malinconia; un “addio ai monti” sospirato che ci racconta incroci di anime sole. Di nuovo i Cranchi a cercare la verità del folk e l’eleganza del pop nello spirito di un tempo confuso.
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La recensione Spiegazioni Improbabili di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-05-11 00:00:00
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