Parlare di Luca Urbani è al contempo molto semplice e molto difficile. Infatti l'artista brianzolo è una vecchia conoscenza della musica italiana, almeno dal 1989 a questa parte. Eppure Luca Urbani è anche e soprattutto un outsiders, un musicista creativo e inquieto, che ama sperimentare, esplorare lidi non ancora toccati, sempre e comunque in una dimensione alternativa, alternativa anche all'essere alternativo tout-court. E in tale direzione ideologica ben si colloca questo "La musica rock è il futuro", un ep molto strano, molto denso e, ovviamente, molto alternativo.
Già perché Urbani, non tanto a livello dei suoni, quanto a livello, ancora una volta ideologico (financo filosofico), ama spiazzare l'ascoltatore, donandogli un universo di riferimenti, suggestioni e rimandi molto variegato. Se la prima traccia, "Lexotan", non convince appieno (forse perché troppi pezzi, da qualche anno a questa parte, mostrano quest'oggetto come soggetto principe dei testi), è in "Scivolerò" che il discorso prende corpo. L'erre moscia di Urbani, i toni lombardi di introspezione psicologica, un po' ciondolona, un po' scientifica sono perfettamente strutturati e ben si sposano bene col tappeto elettronico che fa da sottofondo musicale alla composizione.
Non sarà l'ep del domani, non sarà l'ep del futuro, ma quello di Luca Urbani è un ep coraggioso: perché non ha paura di mostrare un ritratto dell'artista d'oggi, assolutamente sincero e assolutamente precario.
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