Può fare brutti scherzi l’eccessiva gioventù per chi decide di suonare: può esser fonte di spregiudicati slanci creativi che per genialità non devono niente a nessuno (chessò, il Mike Oldfield di “Tubular Bells” tanto per citarne uno) oppure – nella maggioranza dei casi – può annichilire spietatamente anche il più tenue barlume di personalità di coloro che coraggiosamente imbracciano gli strumenti per fare spazio invece alla più spudorata e ingenua delle emulazioni.
Non me ne vogliano i Kamala, ma il loro “Sunlight” risulta esageratamente in linea con le consuete – per chi ha la loro invidiabile età – celebrazioni adolescenziali dei miti musicali di riferimento, cariche di stucchevole idolatria e completamente avulse dai più elementari criteri di criticità nell’approccio compositivo. Se consideriamo poi che il demo dei quattro ragazzi veneti contiene appena due canzoni, ci risulta alquanto difficile cercare altrove fertile terreno per un loro “riscatto sociale”; magari su dieci ipotetici brani contenuti nel cd qualcosa avrebbe potuto salvarsi, no? Avrà pur sempre una sua dignità la legge dei grandi numeri? Peccato, già di per sé due brani sono veramente pochi per presentarsi al pubblico – didascalicamente parlando – con la vivida speranza di essere almeno ricordati, se a ciò aggiungiamo un contenuto lirico di scontata matrice pseudo-esistenzialista (sì, lo so, tutti siamo stati giovani) e delle filiformi architetture musicali che per rumore e aggressività ricalcano le primissime produzioni di Marlene Kuntz , con “grungerie” varie a contorno, non ci resta che aspettare con pazienza tibetana che i giovanotti di Belluno diventino ometti maturi e coscienziosi… musicalmente parlando, ci mancherebbe!
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La recensione Sunlight di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-02-20 00:00:00
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