Foga, calore e quella voglia di suonare da vere rockstar, dove l’elettronica nelle produzioni ricopre ancora un ruolo marginale meno preponderante al sound sviluppatosi in seguito. No, l’indie rock così come ce lo ricordavamo non esiste più e probabilmente anche i Wyns ne sono giustamente coscienti in tempi in cui i progetti più vivaci del panorama italiano si riversano nel cantautorato sperimentale. Le chitarre del nuovo album "Life Happens", sopravvivono alle memorie di quel periodo, nonostante siano levigate ulteriormente a favore di una direzione meno frenetica e più focalizzata alle parti ritmiche, parallelamente alla parabola dei Libertines con l’album "Anthems for Doomed Youth", promulgatori di quel genere.
Al pezzo migliore del disco “Salad Days” sono affidati i cambi di batteria, grazie ad un attento uso delle dinamiche negli arrangiamenti, ben in sintonia con la stessa composizione del pezzo di apertura. Tutt’altra via è riservata a “Lazarus”, che sin dall’intro, ci riporta al movimento ipnotico dei synth marcianti dei primi componimenti blues rock dei Kasabian dove il muro di suono era tutto. Più scollata e meno funzionale è invece la resa vocale, pregiudicata sia dal particolare timbro e sia dalla pronuncia. Da qui in poi si distende l’ascolto con le venature post-punk delle chitarre bohemien di “Paris” ricordando le parti strumentali dei Bloc Party con il celebre "Silent Alarm", aspettando di aprire a registri vocali più funzionali con “Why Don’t You” ricordando nei momenti più revival lo stile degli Echo and the Bunnymen.
Nelle tracce successive seppur ben costruite, rispetto alle aspettative iniziali di puro indie-rock, il disco prosegue con un’anima più scura, ma incapace di trasportare fino in fondo nell’ascolto, dove solo l’attenzione della quiete dissipata di “The Dream You Made”, episodio interpretativo a se stante e di peculiare emotività, riconsegna a "Life Happens" la giusta ispirazione. Un album che chiude il cerchio nel pezzo più intenso dei Wyns “Spinning Around”, fondendo il melodico iniziale con la giusta empatia musicale proposta dalla band varesina, fedele alle proprie capacità espressive ed esecutive, con la pecca maggiore nelle idee non sempre del tutto vincenti.
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