Rifarsi alla storia, è un po’ come stendere fogli di carta velina su una fotografia e farne ricalcare i contorni, ogni strato da una persona diversa.
Stando a sentire i Black on Blonde, la stampa originale raffigura Stooges e Jesus and Mary Chains, ma in un genere come questo, è bene non fidarsi : l’altezza della pila complica sia il riconoscimento dell’originale che il disegno di linee inesplorate.
Ancora forse inesperti per dissacrare le icone che adorano (viaggiano sui 22 anni, con una punta sui 25), i BOB presentano 5 tracce assolutamente aderenti agli stilemi di quel punk / new wave sfatto già ripescato dal grunge. In generale, questo non sarebbe un difetto : funky lo si faceva negli anni ’70 come lo si ripropone adesso. Sempre per lo stesso scopo.
In questo caso c’è da porsi una domanda : mentre l’obiettivo scanzonato dei musicisti funky vale oggi come valeva 30 anni fa, c’è qualche disagio che i nostri ragazzi poco più che ventenni vogliono portare alla luce ?
Distruggersi con l’eroina, oggi non ha senso, se mai l’ha avuto. Alla stessa stregua, non ha senso ripercorrere oggi ed in Italia le vie dei Velvet Underground. Milano e Roma non sono New York.
Sta qui il grosso punto debole : il marcio non traspare da nessun secondo di musica, e non basta parlare di speed per convincerci del contrario. Meglio per i Black on Blonde, personalmente parlando.
Considerando questo EP come in nuce bisogna comunque riconoscer loro una dose di volontà (hanno lavorato su un 4 tracce, con tutti i problemi del caso) ed una buona espressività su cui lavorare. Bisogna solo trovare la via definitiva : pasticciare un paio di baffi sul sorriso di Iggy Pop o duplicarne la foto in vari colori, non vuol dire rinnegare la storia, ma imparare ed attualizzare le sue lezioni.
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La recensione EP2 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-02-10 00:00:00
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