Homesick Suni
Appetite for Distraction 2017 - Rock, Psichedelia, Folk

Appetite for Distraction
25/04/2017 - 09:00 Scritto da Giovanni Flamini

Un omaggio alla psichedelia anni '60, che riesce ad essere autentico nonostante citazioni illustri e rimandi ingombranti, come solo i grandi sanno fare

Dai titoli spiazzanti, alle tavole Ouija, fino ad arrivare a parlare dell’ego: i riferimenti alla cultura dell’acido ci sono tutti. Specialmente se poi sono immersi in un sound liquido e sfuggente fatto di chitarre scordate e organi squillanti. “Appetite For Distraction” di Homesick Suni è un ep riuscitissimo e dal titolo quanto mai azzeccato. Perché di distrazione, qui, ce n’è a palate. “Appetite For Distraction” è il suono che fa il terzo pomeriggio consecutivo che passate in casa in pieno agosto, quando l’apatia incalza e avete già ripetutamente consumato tutti i possibili svaghi offerti dalle vostre mura domestiche. Se poi in giro c’è una chitarra scordata, allora siete Homesick Suni. Questo disco non è tanto da concepire come una collezione di brani, quanto come il tentativo di dare una colonna sonora ad una condizione umana ben precisa, quella di una noia allampanata, pigra e quasi felina.

C’è una cosa, però, che complica la questione: i brani di questo album suonano esattamente come i dischi solisti di Syd Barrett. Almeno quattro delle cinque composizioni di Homesick Suni avrebbero potuto tranquillamente far parte di Barrett del 1970. Il che vuole essere un enorme complimento. Ma a questo punto la domanda sorge spontanea: si tratta di puro e semplice manierismo? Di un tizio a cui piace la psichedelia tanto da non rendersi conto di essere andato un pelino oltre l’imitazione? Oppure c’è qualcos’altro sotto? Ad ogni modo i cinque pezzi di questo “Appetite For Distraction” sono ben scritti e testimoniano una capacità melodica impressionante, incastrata spesso e volentieri in strutture inusuali e in cambi armonici di pregio. C’è il pop-blues di “Babol Blues Commercial” (una delle migliori) e il retrogusto lisergico di “Ouija Board’s Victim”, fino ad arrivare ad “Ego Expanding”, una deliziosa ballata in cui sembra di sentire l’eco dei Beatles più strafatti e ispirati. Il tutto, però, reso conservando quell’attitudine a tratti punk e a tratti semplicemente svogliata del Syd Barrett più vicino all’orlo del dirupo.

In definitiva, “Appetite For Distraction” è un omaggio pazzesco e quanto mai sentito alla psichedelia di fine anni ’60. Anzi, fa di più: riprende esattamente le sensazioni di quel tipo di psichedelia, senza il bisogno di contestualizzarle in un’epoca, prendendole per come sono, umane, e quindi universali. E questo, alla fine, è tutto ciò che serve per fare musica.

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