il Pan del Diavolo
Supereroi 2017 - Rock, Folk, Garage

Supereroi
03/03/2017 - 09:00 Scritto da Mara Guzzon

L'ossatura rimane quella di sempre: cuore battente, chitarre e grancassa, ma Il Pan del Diavolo cresce e si evolve (ed è sempre avvelenato)

L'ossatura rimane quella di sempre: cuore battente, chitarre e grancassa. Il Pan del diavolo però cresce e si evolve, lasciando sovrastare da una trasformazione stilistica e vocale che, già dal primo ascolto, si fa notare, i suoni schiaffeggianti e il punk-folk ruvido ai quali ci avevano abituati.
In questo quarto lavoro c'è ampia partecipazione da parte di colleghi importanti: Piero Pelù ha co-prodotto una buona parte del disco fornendo un contributo per "Supereroi", "Aquila solitaria", "Qui e adesso" e "Tornare da te", mentre Tre allegri ragazzi morti, Vincenzo Vasi e Umberto Maria Giardini hanno partecipato a "Mondo al contrario" e "Gravità zero".

Il titolo non si riferisce ai personaggi di fantasia che affollano film e fumetti, bensì alla gente comune. Il supereroe per definizione non è una persona come gli altri, è vero, ma l'intento de Il Pan del diavolo si dirige verso la valorizzazione del normale, attraverso un semplice ribaltamento dell'usuale punto di vista. Questo capovolgimento di prospettiva è stato adottato anche in fase di scrittura e arrangiamento, portando ad un risultato altro, nuovo. La rabbia creativa degli esordi infatti ha ceduto il posto a una pacata maturazione, che da superuomini del blues ipnotico ha portato Pietro Alessandro Alosi e Gianluca Bartolo a diventare dei supereroi del rock mossi, manco a dirlo, dalla forza della musica ("la musica ti aiuta a fare quello che fai").
Passare dalle tinte bluegrass di "Messico" al più classico rock di "Supereroi", pur mantenendo il dna sonoro che li contraddistingue dagli esordi non è così scontato. Se in "Tornare da te" il ritorno al passato è inevitabile, di diversa fattura appare "Aquila solitaria", che potrebbe tranquillamente passare in radio e diventare il tormentone della primavera.
Non è quello che ci si aspettava dal duo ma allo stesso tempo non si discosta completamente da ciò che avrebbe potuto essere: è un disco che stupisce perché sembra rappresentare un momento di passaggio, di crescita, di spinta verso zone più introspettive e pulite fino a "Folkrockaboom" rimaste inesplorate. Però con la stessa idiosincrasia a tutto ciò che abbia un senso lineare e logico.
Il Pan del diavolo manifesta la medesima appassionata urgenza sonora rigenerandosi davanti a dieci o a diecimila persone, mettendo anima e cuore ad ogni concerto. Ora rimane la curiosità di scoprire se questo istinto atavico, durante l'esecuzione dal vivo di "Supereroi", subirà o meno un ridimensionamento.

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