Insomma, poter vantare un nome pesante come quello della Planet Mu che, per ben due volte, ti para il culo nel sovraffollato mondo dell’elettronica non è da tutti. E il buon Herva deve aver intuito – da ragazzo scaltro qual è – che l’etichetta di Mike Paradinas non spalanca le gambe al primo venuto e che dunque la migliore strategia di affiliazione sia, alla fine, quella di non allontanarsi eccessivamente dalla soglia di casa senza per questo rinunciare a slanci sperimentali figli dell’estro e della gioventù.
Il Producer fiorentino, infatti, contamina il lievito madre (techno-ambient in gelatina IDM) con una salutare dose di anarchia creativa che, a questo giro, lo porta persino a dotarsi di strumenti veri sottratti al padre (le chitarre di “Multicone” e “Solar Xub”, tra gli altri) per salvaguardare provvidenziali nervature analogiche all’interno di un flusso IDM che rende grazia al titolo per magniloquenza e caoticità. In un tripudio di bpm, samples, traiettorie scalene e asimmetrie ritmiche il buon Hervè Atsè Corti si diverte a tratteggiare il futuro attraverso la sua arte musiva transistorizzata, spaziando dalle implicazioni ambientali di “Esotic Energy” e “Rule the sun” alle glitcherie funamboliche di “Nasty FM”, dal breakbeat detroitiano di scuola Drexciya di “Lly Spirals” al minimal-kraut geneticamente modificato di “Meta Wave” (forse l’episodio migliore del lotto).
Certo, non mancano le fisiologiche emorragie di personalità all’interno di questo sintetico calderone schizofrenico, che a tratti soffre il suo essere tale (“Peach”, “Cops twerk”), ma ciò scalfisce solo di striscio la folle creatività di questo 25enne che lascia presagire un futuro benevolo, anche alla luce di quel sacrosanto "Don't be afraid of evolution" che il compianto James Stinson dei succitati Drexciya amava ripetere quand’era ancora in vita.
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