Angela Baraldi ritorna. Dopo quattro anni di silenzio. Necessari a tirare il fiato e rimettere in ordine le idee dopo aver condiviso un paio di dischi, oltre alla gioia e alle fatiche del palco, con Massimo Zamboni. Angela Baraldi ritorna e stavolta balla sola. Certo, non è una novità. Peraltro, lei non è mai sola, non lo è mai stata. Gli amici serviranno pur a qualcosa, ed è bello ritrovarli sempre al proprio fianco, pronti a darti una mano. In “Tornano sempre”, la nuova fatica discografica della cantautrice bolognese, ecco spuntare Giorgio Canali (piazzato in cabina di regia), Vittoria Burattini, batterista dei Massimo Volume, oltre a Stewie Dal Col. Senza dimenticare i contributi di Vincenzo Vasi, Riccardo Dal Col, Emanuele Reverberi e Gianni Maroccolo. Lei è lì, nel mezzo, con la sua voce spietata, armata di una potente Fender Telecaster, a disegnare nuove storie, a cercare nuovi equilibri.
“Tornano sempre” vive di elettricità, di un pizzico di campionamenti, di muscoli e andamenti lenti. “Josephine” (con tanto di dedica a Josephine Baker) è un pezzo robusto e contagioso, almeno quanto “Sono felice” (presa in prestito dai Macromeo), mentre la lunga “Hollywood Babilonia”, assieme a “Chiudimi gli occhi”, virano da tutt’altra parte, verso atmosfere più ipnotiche, inquietanti e avvolgenti. Due facce della medesima medaglia, appesa all’interno di un disco gravido di esplosioni soniche, di richiami ai CSI (“Immobili”, che si occupa di guerra), di intimismo (imbevuto di theremin) del quale è ricco “Michimaus”. Fendenti e carezze poco rassicuranti, distribuiti senza soluzione di continuità e intrisi all’interno di testi suggestivi e a volte struggenti: “Tutti a casa” è per Federico Aldrovandi e per le vittime della violenza di Stato, la title-track parla (anche) di solitudine, “Uomonuovo” sembra evocare Nanni Moretti e la sua visione della socialità obbligatoria (già, siamo dalle parti di “Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?”).
Spigoloso, sofferente, intrigante, intenso, ben scritto, attraversato da suoni articolati e stimolanti. Angela Baraldi non poteva riaffacciarsi da queste parti con un album migliore.
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