Decisamente una band che fa dell'originalità la propria prerogativa compositiva e nella varietà delle percezioni nelle singole canzoni un punto non da poco.
Questo interessantissimo quartetto di Lucca esce con un album mixato da Kristian Bell dei Wytches e ha la particolarità di metabolizzare in un'esperienza nuova e personale, cosa piuttosto rara al giorno d'oggi, la psychedelia dei sixties e certo hard dei seventies, sporcandoli con un approccio grunge, ma quello lisergico che fu degli Skin Yard di Jack Endino. Non ultimo anche il contributo compositivo dei Sonic Youth pare non essere estraneo agli sviluppi sonori di questa band che va seguita con attenzione.
Hanno la particolarità, nei brani sopra i due minuti, di cambiare modalità e sequenza nella stessa canzone, difatti le composizioni più elaborate sono il loro punto vincente.
Prova ne è "Highway Of Lies" che fonde le esperienze psychedeliche ieratiche e orientaleggianti degli East Of Eden con quei grumi grunge furono degli Skin Yard, creando un suono veramente unico che passa dalla solarità sixties della psychedelia ad accenni plumbei tipici di certi suoni dei '90.
"Bite The Light" si avvia su accenni doom, segno che la lezione anche dei Black Sabbath non è assolutamente indifferente, per svilupparsi poi in quel vortice endiniano, un pezzo bellissimo con tante sfaccettature sonore, segno di personalità.
"Bad Moon" è il brano più completo ed indicativo del suono di questa band, ha una partenza acustica, si sviluppa in una psychedelia tardo sixties fino a toccare quei lidi lisergici dei Black Angels, ma tutto con una grande originalità compositiva.
"Teenage Smokeland" è un'altra visione psychedelica, più urlata, che parte da quella grumosità grunge di cui si diceva per giungere poi a delle svisate chitarristiche molto seventies nel concetto, però non vi è nulla di retrò, tutto è molto originale, persin poco sentito usualmente.
Nelle composizioni più brevi si segnala "Seven Years", molto onirica, un vero gioiellino psychedelico, mentre quella varietà di cambi e di strutture che caratterizzano i brani più lunghi, pare condensarsi nell'urgenza di "Help Me Wizard".
"Loud" invece non dimentica certe soluzioni più punk.
Decisamente una band che fa dell'originalità la propria prerogativa compositiva e nella varietà delle percezioni nelle singole canzoni un punto non da poco.
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La recensione Lives of Ugly Demons (L.O.U.D.) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-07-17 09:00:00
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