Tornano gli eroi dell'acid jazz italiano con un altro piccolo gioiellino
“Oh mio Dio, sembra che il jazz abbia finalmente abbandonato i salotti ed i ristoranti borghesi e sia tornato al suo reale luogo di appartenenza: le strade! La gioventù con la sua strafottenza si sta allontanando dagli stili di musica da tempo stagnanti e sta, invece, portando con sé un’importante linfa vitale. Attenzione, abbiamo a che fare con i Sex Pistols del jazz.”
Esordiva così il giornalista britannico Chris Hunt in un vecchio ed interessante articolo del 1988, nel quale indagava l’esplosione e l’hype di quel fenomeno fugace ed eccitante che sarebbe passato alla storia musicale con il nome di acid jazz. Band di diversa estrazione come il James Taylor Quartet, i Galliano, i Corduroys o i Brand New Heavies, per citarne solo una manciata, ed i dj Gilles Peterson e Eddie Piller stavano letteralmente riportando i giovani working class a ballare nei club, rivitalizzando e ri-attualizzando il concetto di coolness proprio della scena mod. Adopt, adapt, improve.
Figli diretti di quell’underground elegante ed anfetaminico, si formarono pochissimo dopo gli italiani Link Quartet, guidati all’hammondista Paolo Apollo Negri, e seppero affermarsi nel tempo come una delle migliori e più fresche espressioni del genere: in questi 25 anni di intensa carriera, pur radicati, con l’anima prima ancora che con gli strumenti, al soul jazz dei primi anni ‘60 di artisti come Jack McDuff, Jimmy Smith e Jimmy McGriff, alle fragranze sudate e torride di Booker T e della Stax Records ed ai groove pastosi della blaxploitation, il combo ha esplorato diversi lidi sonori, spingendosi persino ai confini del prog rock, sempre sperimentando senza mai ridursi a cover band di se stessa.
Nei tredici brani che compongono il nuovissimo “Minimal Animal” è sempre l’imperioso organo di Apollo Negri a dominare e macinare riff duellando con quelli della chitarra di Marco Murtas, mentre la sezione ritmica di Alberto Maffi (alle percussioni) e Renzo Bassi (al basso) alimenta il fuoco da cui il suono prende vita. Ma, date le ultime uscite discografiche -un album di ispirazione fantascientifica ed un Ep di marca beat italiana, entrambi oltretutto con la presenza di una voce femminile- l’attuale lavoro spiazza e vira ancora una volta, riportando il loro navigare al porto di partenza: niente voci, solo strumenti, battimani e groove, l’acid jazz e la visceralità del funky, guizzi di boogaloo e Mongo Santamaria, deviazioni hendrixiane e persino giamaicane.
Un altro piccolo gioiellino da parte dei -concedeteci ancora la citazione- “Sex Pistols del jazz” italiani.
---
La recensione Minimal Animal di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-06-06 00:00:00
COMMENTI