I Botanici provano a dare la definitiva svolta indie-pop al loro emo da cameretta
Ormai è cosa certa, nonostante siamo soltanto nel mese di aprile, che il 2017 sarà ricordato come una delle annate più prolifiche per la musica italiana indipendente, almeno per quanto riguarda l'ultimo decennio. Tanti dischi importanti, molti esordi e parecchie sorprese.
Era nell'aria già da un po' di tempo, ma con l'uscita lo scorso gennaio di "Toska", album d'esordio dei Gomma, si è innescato un meccanismo che forse sarà più chiaro nei prossimi mesi. L'hype generatosi in rete ha permesso alla band casertana di raggiungere un bacino di ascoltatori che forse qualche anno fa non avrebbe potuto raggiungere, portando ad includere un genere esclusivo come l'emo nella vasta schiera del circuito indie nazionale. Certo, l'hype non basta quando non c'è il talento.
I Botanici, band di Benevento con al passato un ep dal titolo "Demo in ciabatte", pubblicano con Garrincha Dischi il loro disco d'esordio "Solstizio". Si tratta di un lavoro destinato ad abbattere definitivamente le barriere già abbastanza logore che separano l'emo dal pop, dall'indie rock e dai cantautori, portando alla creazione di un unico grande territorio-calderone dal quale nessuno resterà escluso.
A partire dalla traccia d’apertura “Solstizio d’inverno” è possibile individuare le più disparate influenze musicali dei campani, dalle schitarrate dei Gazebo Penguins ai singalong da cantare coi pugni alzati verso il palco, tipici dei Fast Animals And Slow Kids (“C’avremo tanto da fare”, “Magari sì”) . L’intro di “Amori Botanici” sembra un omaggio a “Everlong” dei Foo Fighters, almeno fino a quando la linea vocale non lo trasforma in un possibile pezzo dei Mary In June. Uno dei brani migliori del lotto è senza dubbio “Tenda per due (Arpenaz XL)”, con lo spoken-word a fare da intermezzo che ricorda moltissimo parecchi pezzi degli And So Your Life Is Ruined e con un testo tipicamente emo, nostalgia e malinconia onnipresenti. La chiusura, affidata a “Io non credo” è il colpo di coda struggente di un lavoro ben concepito e assolutamente non noioso.
Ne viene fuori un bel disco, in grado di dare ampio respiro ad un genere che spesso è stato considerato troppo di nicchia. I Botanici provano a dare la definitiva svolta indie-pop al loro emo da cameretta, con una buona dose di coraggio e sfrontatezza.
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La recensione Solstizio di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-05-09 00:00:00
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