“Deux petites vagues pt. 1” si potrebbe riassumere con cinque parole-chiave, tante quanti i brani dell’ep: chitarra, violoncello, voce, mare e poesia.
Chitarra, violoncello e voce sono elementi dall’ordine scambiabile che costituiscono la base del primo ep dei Solmeriggio, “Deux petites vagues pt. 1”. Sono elementi essenziali, misti a delicate e lente onde di elettronica, quasi impercettibili.
“Deux petites vagues pt. 1” è solo la prima parte, lo dice il titolo, di un album più ampio che uscirà nei prossimi mesi. Sono poche tracce, solo cinque piccole onde che smuovono granelli di sabbia e di poesia; immagini di mare al tramonto, dell’acqua che piano piano inghiotte il sole, del cielo che infuocato cede il posto al crepuscolo.
Proprio la poesia è un altro elemento fondamentale del disco, ben presente già nel titolo, perché “deux petites vagues” è un verso di “Sables mouvants”, poesia di Jacques Prévert, citato esplicitamente in chiusura di “Formentera”, quarto brano dell’ep e uno dei migliori, dove le onde sono l’ultima immagine del mare ormai ritiratosi rimasta negli occhi socchiusi.
E allora l’altro filo conduttore dell’ep, che sarà presumibilmente tenuto teso anche nel disco in uscita, è il mare: mare come metafora di un movimento incessante che sale e poi scende, come la marea e come in “Dispersa”, dove il ritmo è dettato dal violoncello; mare come simbolo dell’infinito e di solitudine, dove non si sta poi così male (“In solitudo”). “Come down by the water” è l'unico brano in inglese, che chiude questo breve ep con un battito costante che sembra quello del cuore, con sussurri che sembrano eco di sirene ammalianti e seducenti e un’ultima nota di chitarra che lascia aperti nuovi percorsi, in attesa del disco vero e proprio.
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La recensione Deux petites vagues part.1 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-06-09 00:00:00
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