Dietro al curioso nome d’arte de Lo yeti si cela Pierpaolo Marconcini, trentaquattrenne bolognese pubblicitario di professione ma con il tarlo della musica, che lo porta quindi alla realizzazione de “Le memorie dell’acqua”, disco d’esordio.
Prodotto da Angelo Epifani, interamente scritto da Lo yeti con la collaborazione soprattutto di Pierluigi Ballarin e Marco Milani, questo bel disco di nove tracce in italiano si fregia tra l’altro dell’apporto dell’illustre violoncello di Daniela Savoldi (Le Luci della Centrale Elettrica, Paola Turci, Nada, Mannarino), che non a caso aggiunge quel quid ad un lavoro di per sé ben studiato e strutturato.
A cavallo fra cantautorato tradizionale e rock sperimentale, influenzato, dice Lo yeti, da ascolti che partono dai Wilco e arrivano fino ad Umberto Maria Giardini, effettivamente le sonorità dell’intero album ricalcano e ricordano le primissime, embrionali forme del cosiddetto “alternative – rock” della nostra penisola, ravvisabili soprattutto in brani come “Santa madre dei miracoli” e “Amore bufalo”, in cui un rock ‘n’ roll pacato e calibrato sposa testi curiosi, originali e mai banali.
Curato nei minimi dettagli, “Le memorie dell’acqua” è un lavoro eterogeneo che si lascia ascoltare con curiosità e interesse, musicalmente variopinto e minuzioso.
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