One of These Days One of these days 1999 - Rock, Grunge

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Vorrei riuscire a mantenere un tono il + oggettivo possibile per recensire questo demo degli One of these days. Vorrei riuscire a parlare di questi 4 pezzi senza farmi coinvolgere nel loro gioco dannato e perduto. Perché solo conceder loro uno spiraglio in cui infiltrarsi potrebbe essere letale. Finisce che si viene travolti (non solo coinvolti) dalle atmosfere che questi 4 sventurati giovani aretini, con una noncuranza che stordisce, riescono a evocare. Vorrei quindi usare l'arma della ragione, invocare una professionalità che fra l'altro non ho mai posseduto, per difendermi dalle note degli ONE OF THESE DAYS. Ma non ci riesco. Davvero. Resta solo questo sciogliermi in parole di lode… Grunge ballads crepuscolari che molto devono a Pearl Jeam e soci e che, per assurdo, richiamano qualcosa dei primi U2 (specie nei falsetti di The drop, primo pezzo del demo, e nel refrain-non refrain di Dear Fellow). La voce di Fabrizio Moretti è davvero bella e ha capacità espressive notevoli (anche cercarne un modello non farebbe che confermare l'ottima impressione), sia quando sussurra a bassa frequenze, sia quando "invoca" impennandosi sulle note alte (peccato lo faccia in inglese). E poi. Non so quanti anni abbiano o quali siano stati i loro ascolti (o forse è facile intuirli nelle band già nominate), ma parecchio in gamba sono anche gli altri 3 componenti della band, impegnati a modulare emozioni dalla sacra triade chitarra-basso-batteria (cazzo se ci sanno fare!). L'insieme di tutti questi ingredienti, già di per se ottimi se presi singolarmente, genera un suono maturo e pieno di quel fascino malato che ha influenzato il suono di tutta la musica primi anni '90. Questo degli OOTD è un mini demo inciso probabilmente senza troppe pretese (i titoli delle canzoni sono scritti con la biro sul retro di una copertina stampata con il computer di casa!!!), ma che difficilmente (mi auguro) non avrà un seguito. E qui è il punto. Se gli OOTD riuscissero a mantenere la stessa tensione lirica con un cantato in italiano degno di tal nome, avrebbero davvero ottime carte da giocarsi nell'angusto mercato italico. Perché anche qui in Italia, nelle camerette di centinaia di scontenti adolescenti, quando fuori (o dentro) piove, una cassetta degli ONE OF THESE DAYS andrebbe inevitabilmente in continuo autoreverse dallo stereo. Come se Seattle fosse Arezzo, e non viceversa. Secondo me, una promessa.

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La recensione One of these days di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 1998-12-20 00:00:00

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