Vincenzo Giaramita aka Jeremy JRM presenta “JustJeremy”, un progetto musicale di facile collocazione temporale: suona senza dubbio come molti simili del 2017 e, anzi, sarebbe ancora più semplice fare dei paragoni, ma non sempre sono utili a capire la natura di un lavoro che ha le proprie caratteristiche e i propri pro e contro. Sarebbe anche piuttosto ingiusto.
In questo caso specifico ci troviamo all’ascolto di produzioni interessanti, di ovvia modernità stilistica con inserti originali di elementi elettronici che discostano il disco dal filone puro del trap italiano, rendendolo piuttosto diverso e piacevole, nella struttura strumentale, rispetto all’invasione di beats fatti con lo stampino, e su questo tiriamo un sospiro di sollievo. Quello su cui forse siamo un po’ titubanti è il ritmo con cui procede la metrica in alcuni punti, che ad un orecchio non ben allenato sulle nuove sonorità risulta stancante da seguire. Ci sono chiusure di barre che non coincidono con il beat, il che stilisticamente è un trick molto diffuso ma faticoso da ascoltare per assimilare i concetti, alle volte espressi troppo velocemente.
Esclusi questi punti, c'è un buon lavoro di scrittura, per cui a prescindere da un po’ di spaesamento dovuto all’autotune (non abusatene, vi prego), riconosciamo (sempre con un sospiro di sollievo) che i testi di Jeremy sono di una certa complessità e che non seguono quel vuoto cosmico dell’ennesimo disco delle giovani promesse del rap. Temi autobiografici e del quotidiano, di critica, di autocelebrazione, sempre come pura tradizione vuole che per una volta non ripetono la formula chimica soldi-tipa-tipadiunaltro-soldi, ascoltare per credere.
Bravo JRM, a nostro avviso un buon potenziale, che con un po’ di pressione in più sul pedale della sperimentazione può diventare ottimo.
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