Ci sono indiscussi momenti durante la carriera artistica di un musicista che segnano una svolta d'incrocio, un cambio d'ispirazione o l'esigenza di diversificare. A prescindere dal risultato musicale che il cambiamento porterà, la voglia di intraprendere, anche temporaneamente, nuovi percorsi è sempre un sintomo di maturità.
Giulia Villari, cantautrice romana conosciuta dal pubblico per la sua capacità di porre come protagonista del suo stile l'accoppiata standard chitarra e voce, con l'ultimo album "Real" ha saputo trasformare un genere consolidato dal troppo Alanis Morisette ad uno più avant-pop e audace à la Jenny Hval.
Questa volta le consolidate capacità di composizione di Villari si ritrovano in "Real" ma con un nuovo elemento di accompagnamento: la semplice e tranquillizzante chitarra, acustica o elettrica, è stata sostituita dal collaudato trio synth, drum machine e vocoder. Che poi alla fine il risultato raggiunto porti a un'atmosfera slow dance e malinconica di "Almost August", indietronica e incattivita di "Prayer" oppure folk dream di "Fragile" poco cambia il giudizio su "Real". Voce sempre in primo piano, beat allungati in più riproposizioni e impreziosimenti, come gemme strumentali, da parte di uno stuolo di collaboratori: Sandro Travarelli alla tromba, Andrea Ruggiero al violino, Angelo Santisi al violoncello, Luciano Turella alla viola e Cesare Petulicchio per la drum machine.
I presupposti per migliorare questo nuovo corso ci sono tutti. Per farlo, in fondo, basta solo avere il coraggio, o spesso la voglia, di reinventarsi: "Real", tutto sommato, ci è riuscito.
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