Putridi odori emergono dalla laguna veneta. Un disco avverso alla pulizia sonora, ma con l'anima gigante del blues dentro.
Dalle profondità della laguna nasce questo essere, fatto di echi e ruggiti, con il suono di matrice classica blues e le dinamiche elettroniche lo-fi a sporcare quell'acqua che tanto azzurra e tanto chiara non è già in partenza.
Wasted Pido suona chitarre folk in "Wasted Around To Die" e "I Told A Lie To My Heart", proponendosi come George Harrison sfregiato del Tennessee; suona slide-root-blues in "Nashville Caffeine" e "The Homesick Song" raggiungendo profondità abissali di malinconia, ma suona anche più veloce rockabilly in "You Don't Know Me" e "Big Fall", dimostrando ecletticità da vendere per un one man band.
Le tracce di "Homesick Songs" hanno forse la pecca di non suonare tutte con la stessa intensità o precisione, questo forse è dovuto alle sessioni di registrazione distanti temporalmente l'una dall'altra. Il vestito lo-fi permette di non storcere il naso troppo di fronte alle imprecisioni tecniche, il risultato finale è buono per l'attitudine dirty che ha questo disco. Interpretazione grezza, piena di livore a tratti e di leggerezza in altri, caratterizzano il personaggio Wasted Pido come una maschera scura del rock maledetto, capace di colpire in faccia a distanza con effetti ed echi mistici provenienti dalla sua chitarra o dalla sua drum machine come in "My Baby Doll", vero episodio clou in questo disco. Un brano alla Bob Log III disperato, in cui il beat rozzo elettrificato incalza sotto la voce del bluesman e l'armonica impazzita.
La miscela bollente di cui è intriso questo disco coinvolge l'appassionato del blues, forse annoia l'amante della pulizia sonora e della melodia pop, ma Wasted Pido non vuole piacere a tutti per scelta, suona, canta e batte il piede a terra per vocazione, fanculo i clichet e i tormentoni estivi.
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La recensione Homesick Songs di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-06-30 00:00:00
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