Bella scelta chiamare il proprio disco d'esordio "Placenta"; una parola dal significato profondo: nascita, creazione, vita. Questo il titolo del primo lavoro dei Basiliscus P. Il trio messinese mette insieme una serie di pezzi dall'anima profondamente poliglotta e di qualità, dalla forte identità.
"L'approssimazione che azzera le mentalità potrebbe crear grossi disagi" canta Mangraviti in "740 m/s"; e questo disco di approssimativo ha davvero pochissimo. Tutte le canzoni sembrano studiate nei minimi dettagli suonando come risultato dell'unione delle varie identità dei singoli componenti. Piccole pillole musicali si alternano a lunghe suite strumentali dal respiro Prog, Math-Rock. Il tutto miscelato con grande originalità. Così non suona strano che una piccola perla dalla miscela anni '70 come "Ambaradan" si trovi subito prima di una suite dai nove minuti di durata dal sapore stoner-psych. Impossibile trovare vere e proprie influenze di riferimento per questo lavoro. Si passa agilmente da "Amnios" dall'anima Tool, a "Turbocompressore" che si sposta su territori più indie, stile Eva Mon Amour. Altra piccola allusione ai già citati Tool è il dettaglio in copertina che raffigura la sequenza della serie di Fibonacci sullo sfondo, usata dal gruppo americano ampiamente nel concept album "Lateralus".
La band è stata davvero abile nel creare subito un proprio sound e una sua originalità, scrivendo e suonando bellissime composizioni. Si ha la sensazione di ascoltare qualcosa di nuovo e fresco e soprattutto di originale. Un altro valore aggiunto è che è stato registrato tutto in presa diretta.
Un disco davvero interessante questo "Placenta", uno di quelli esordi impossibili da dimenticare e che ci lasciano giustamente con la voglia di sentire altro di questo eclettico e affascinante gruppo messinese.
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