Tante Anna TA 2017 - Lo-Fi, Dark, Emo

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Gli anni passano, ma i progetti di Baronciani e Koppen hanno sempre molto, moltissimo da dire

Dopo un primo ep uscito nel 2014, uno split con HAVAH registrato per To Lose La Track nel 2015, Tante Anna tornano con un lavoro in studio che, nella meticolosità della resa finale, sorprende. Baronciani, già frontman di Altro, qui voce e chitarra, e Koppen di June and the Well al basso, confezionano un disco in cui la lunga esperienza dei due componenti è ben visibile in una visione d'insieme molto equilibrata, che si presenta accanto a una voglia smisurata e inesauribile di fare musica. Ho avuto la fortuna di vederli live a Pesaro non molto tempo fa e si avverte, nel loro modo di essere, che anche se gli anni passano, c’è sempre molto, moltissimo da dire.

Ascoltando tracce come “V. Battaglia finale” o “Iasu” si avverte un livello qualitativo evidente. In “Nene” questa sensazione si fa ancora più forte, nella mite costruzione degli arrangiamenti, che rivelano tanto tempo passato ad assimilare, oltre che a concepire. Etichette inutili e frivole come shoegaze o post punk sono limitanti per una realtà complessa come Tante Anna. Kieślowski nel suo “Tre colori” aveva ben reso la capacità di essere articolati e intensi ma al tempo stesso sintetici e compiuti: qui “Pallina” potrebbe essere il Film rosso, “Rientro” il Film blu e “Non ti credo” il Film bianco. In ognuna di queste tracce troviamo scene ricorrenti, tre tracce che sono indipendenti tra loro, serrate e stabilite, ma che ascoltate nel loro insieme mostrano numerosi punti di contatto, su cui si potrebbe molto divagare. Nella solidità del disco buona dose di responsabilità senz'altro ce l’ha l’età anagrafica dei due componenti della band. Ho sempre creduto fermamente in una forza intrinseca generazionale, l’influenza che ha l’anno di nascita sulla creatività di un artista. In “Non ti credo” e “4” questa forza creativa – fatta di anni di musica sentita prima ancora che composta – è palese.

Il finale di “TA” è affidato a un brano, “Parata”, che potrebbe essere visto, anche nella chiarezza del titolo, come una sorta di celebrazione felice e conclusiva di un lavoro lento e accurato. Non molti artisti possono vantare un metodo scrupoloso affine a quello di Tante Anna. E il fatto che il disco sia stato registrato e prodotto tra il 2015 e il 2016 – quindi anche lasciato decantare per un non breve periodo di tempo – la dice lunga sul modo di lavorare di Baronciani e Koppen. Sono sicuro che questa dilatazione dei tempi, assolutamente giusta, non sia da imputare soltanto agli impegni extramusicali dei componenti della band, ma a una scelta consapevole.
In poche parole è così: non ci abitueremo forse mai alla costante efficacia espressiva dei progetti di cui Alessandro Baronciani è parte.

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La recensione TA di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-05-22 09:00:00

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