Abbandonato dopo i primi, folgoranti ascolti primaverili, torno a frequentare l'esordio degli Aquarama, combo toscano che si affaccia sulla scena (inter)nazionale senza tradire alcun segno di timidezza. E lo fa con un album che definirei come minimo affascinante, perché decidono di incunearsi nei meandri di un pop particolarmente elaborato e ricco di ricami - a tratti quasi "barocco" - miscelando una quantità di ingredienti tale da pensare che prima il vaso traboccherà.
E invece ci smentiscono puntualmente, traccia dopo traccia, dimostrando una capacità di dosaggio davvero fuori dal comune. Quando loro stessi definiscono la loro formula come un "panorama di suggestioni tropicali, combinando groove moderni ed essenziali con ritmi downtempo ispirati dalla musica black e sudamericana, arricchiti da melodie e arrangiamenti dal sapore vintage e internazionale", non possiamo che sottoscrivere in pieno. I 9 brani di "Riva" per certi versi sono davvero un toccasana, perché danno l'idea che anche in Italia siamo capaci di concepire e realizzare musica pop di altissimo livello. Ovviamente l'idea di utilizzare l'inglese rappresenta quella carta che, sulla lunga distanza, dovrebbe permettere loro di approdare a palcoscenici oltreconfine.
Non siamo infatti lontani dalla proposta di band come i Phoenix, anche se il sound si avvicina più verosimilmente agli australiani The Go-Betweens e ancor di più agli Orange Juice. La differenza sostanziale è che gli Aquarama suonano più "quadrati" e meno avvinghiati agli anni '80 di quanto questi riferimenti possano far pensare, in virtù del fatto che provano a tracciare una strada personale e di certo più legata alla contemporaneità.
Insomma, vista e considerata la recente sbandata dei Phoenix per la musica leggera italiana, l'augurio è che qualcuno consigli loro l'ascolto di questo disco: potrebbero non solo fungere da megafono per questo duo ma anche trovare ispirazione per i loro prossimi lavori.
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