Paolo Spaccamonti sembra non sbagliare un colpo. Non appena smuove foglia piovono consensi da ogni dove; e che si muova da solo o in compagnia di prestigiosi colleghi nella gestazione di sperimentali collaborazioni non sembra poi fare tanta differenza. A distanza di appena un anno dal suo fugace sodalizio artistico col trombettista Ramon Moro (per la colonna sonora del film “I cormorani” di Fabio Bobbio) il chitarrista torinese intercetta il musicista statunitense Paul Beauchamp per rinnovare al meglio la sua voglia di progettualità condivisa. Una collaborazione nata per caso durante un assolato pomeriggio domenicale - senza pianificazioni ragionieristiche di sorta - frutto naturale di quanto i due avevano già seminato in tour, e consacrata dalla benedizione artistica di Gianmaria Aprile dei Luminance Ratio che li ha ospitati nel suo studio.
Scaturito da un’unica sessione di registrazione “Torturatori” è dunque un cazzeggio, sì, ma di qualità sopraffina; un sonico battito di ciglia in grado di catturare in un colpo solo due visioni musicali radicalmente diverse, ma complementari, per poi inchiodarle magistralmente su due corpose suite di musica ambientale dalle forti connotazioni psichedeliche (una “White Side” e una “Black Side”, come su un ipotetico 33 giri).
Come due sfere incastrate per metà l’una nell’altra, le rispettive Weltanschauung artistiche dei due sodali, quella chitarrocentrica di Spaccamonti e quella rumoristico-atmosferica di Beauchamp, pulsano di vita propria ma spartendosi cuore e respiro nella tessitura di un condiviso stream of consciousness sonoro carico di sterzate umorali. Il folk fantasmatico del lato bianco, orchestrato dalla 6 corde acustica del primo e contaminato dalle tossine sintetiche del secondo, è musica da desolato crocicchio americano infestato da blues luciferino; mentre il dissonante rumorismo del lato nero, che divora dall’interno un’evocativa oscurità new wave, è il migliore dei commenti sonori possibili per un ideale delirio cinematografico. In entrambi un’alchimia perfetta di chitarre, synth, harmonium, droni e cianfrusaglie varie, di perdizione onirica e alienazione terrena.
Perciò, prima di sentenziare anzitempo che le domeniche pomeriggio rappresentano la madre di tutte le depressioni, dovreste pensare a quei gran signori di Spaccamonti e Beauchamp, i quali, proprio di domenica, hanno improvvisato un disco coi controcazzi.
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