“Effecinque”, il nuovo disco di Differènce: la violenza ansiosa, trasposta in musica, che in questi tempi ci perseguita.
L’ossessione dei ricordi – ciò che la nostalgia rappresenta per ognuno di noi, un peso terso e lampante quando accade qualcosa che ci porta indietro nel tempo – ha la capacità di modificare, anche se momentaneamente, le nostre vite sino al limite estremo della trasformazione del tutto: “ora che non sei più qui / ora che non sei più tu”. Mentre si sta vivendo, improvvisamente, ci si rende conto che tutto poteva essere diverso. Ma non si sa se in modo migliore o peggiore.
E quindi “sanguina l’onestà” e infatti non si bleffa davanti a una traccia di apertura come “Effecinque”, potente cavalcata hardcore che schiude il disco omonimo, o così come in “Come ti diverti tu”, in cui si intuisce che nonostante il tempo possa far danni in un progetto semplice – nel senso più puro del termine – al modo di Differènce, nulla in realtà è cambiato. In loro c’è sempre stata molta versatilità e dinamismo acceso, come in “Lenzuola” che ha lo stesso suono di una track degli Stone Temple Pilots eseguita da Alberto Ferrari. Maurizio Lollobrigida e Enrico Strina, rispettivamente voce e chitarra e voce e batteria, sfogano tutta la loro ira in “Formatore”, che è dispotica, ma sorprendentemente non nel testo e nel modo di cantarlo, che sorride a Fine before you came o al più ai primi Management del Dolore Post-Operatorio.
“Effecinque”, il nuovo disco di Differènce, altro non è che la violenza ansiosa, trasposta in musica, che in questi tempi tanto ci perseguita e in “Esiziale” la stessa violenza viene incanalata in una spessa coltre di distorsioni, capace di provocare nell’ascoltatore la voglia di sfogare energie represse da troppo tempo: “penso semplicemente di essere stressato” e ancora “Ho scritto la lista della spesa seguendo le tue indicazioni / ho tolto tutto quello che volevo prendere io eppure questa lista non ha più un senso / è vuota”.
Una soffocante sensazione di paralisi e di impotenza dura sino al momento in cui ritorniamo alla solida realtà post-grunge di “Non aprire quella bocca”, in cui ancora una volta è chiaro che gli anni ’90 non moriranno mai. “Se tu non lo sapessi”, “Le stanze”, “Potevamo fare anche peggio” formano un trittico che definire nirvaniano vorrebbe dire ridurre un lavoro che culmina in una maturità concreta e riconoscibile, ed è caratterizzato da un potente timbro, radicale, che è sempre più difficile incontrare. E ce lo ricorda ancora una volta “Resina” – che è un po’ “Corteccia”, ma è anche “Lateralus” dei Tool –: restare indifferènti a Differènce è impossibile.
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La recensione Effecinque di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-05-19 00:00:00
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