Sei brani che parlano dell'uomo, delle sua discesa agli inferi e della sua indolente risalita. Amore e malattia in un tempo che non sembra quello attuale, un viaggio dove i sogni e gli ideali paiono disillusi e la società è la pietra tombale di ogni speranza.
È una prassi ormai consolidata quella di imbracciare una chitarra, buttare giù due righe (nemmeno troppo pensate), postare il tutto sui social e il gioco è bello e concluso. Eppure siamo convinti che la realtà delle cose, la spontaneità delle idee abbia un peso specifico maggiore. “Ho studiato gli accordi per buona creanza” è il primo, scarno e disarmante verso di "Maree" e ci introduce repentinamente nel mondo di Roberto Casanovi, al suo primo ep, fatto di centri sociali, amori in una “Bologna” tradita dalla realtà, di sogni disillusi, di una società moralista e puritana pronta a cercare un capro espiatorio e mai a guardarsi con coraggio allo specchio ("NAW").
È la chitarra l’arma a cui Casanovi affida le sue parole per lanciare tutto il suo biasimo. È un ep essenzialmente acustico, dove la voce contribuisce a dipingere atmosfere dissolute e decadenti, fatte di drogati, che ricordano la “Lilly” di Venditti ("Come stai oggi?"), di giovani rivoluzionari disincantati e di ideali traditi dove le sciarpe, simbolo di protesta, diventano addirittura guinzagli, in una febbrile Bologna in preda agli sconvolgimenti sociali e politici. Alla fine è sempre l’amore a farla franca, come racconta l’ultimo brano dell’ep, “una calamita a forma di chewbacca”, dove, all’angosciante presente, dipinto nei testi precedenti, pare sostituirsi una pace domestica, fatta di piccole cose e di genuità. Insomma, proprio la spontaneità cercata, e trovata, da Casanovi.
Siamo di fronte ad un percorso artistico appena iniziato per cui è difficile pronosticare con certezza quali strade verranno percorse da Casanovi. È certamente un ep compatto, che merita di essere ascoltato seppur privo di vere hit e canzoni da urlare. Eppure, ascoltandolo, non si potrà fare a meno di riconoscergli un buon potenziale . È da qui che bisogna riprendere, magari concedendo qualcosa in più alla sezione ritmica.
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La recensione Maree di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-07-13 00:00:00
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