Miura In testa 2005 - Rock

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Questa recensione è stata scritta ad ottobre. E' in quel mese, infatti che il disco dei Miura, sarebbe dovuto uscire. Ma la malasorte, sotto forma di un incidente automobilistico che ha coinvolto Diego Galleri e Illorca, ne ha causato lo slittamento. Ora che la band ha coraggiosamente trovato la forza per reagire, le mie impressioni diventano nuovamente, finalmente attuali.

Il debutto discografico dei Miura si presta a diverse chiavi di lettura. 1) Lo si può introdurre dando il bentornato a Diego Galleri e Illorca (al secolo Carlo Pellegrini), musicisti che, dimessi i panni dei Timoria tornano in pista con un nuovo progetto (condiviso con il chitarrista, ex Zona, Killa, il cantante Jack e i tipi della Edel) e con la voglia e l’entusiasmo di due debuttanti. 2 ) Si può descrivere l’intenso potere evocativo del nome usato come “ragione sociale”. 3) Si può osservare quanto, questo dei Miura, sia il più credibile e appassionato testamento dei Timoria, di ben altro spessore rispetto ai nuovi progetti di Pedrini e del già “transfugo” Francesco Renga: artisti, ormai, buoni per tutte le “stagioni”. 4) Si può, ancora, citare la straordinaria simbiosi che lega i vari significati del termine Miura ai contenuti musicali proposti dalla band: i rimandi alla cultura nipponica (Miura è uno dei cognomi più diffusi in Giappone) sono infatti tradotti in trame sonore ammalianti e misteriose, il riferimento ad una razza di tori particolarmente aggressiva sfocia nell’irruenza di ritmiche penetranti e passionali e l’eleganza della Lamborghini Miura (prodotta negli anni sessanta ed indicata dagli esperti come la più auto realizzata in Italia) è trasposta in affascinati inserti melodici.

Ma si può anche, e più semplicemente, parlare di musica descrivendo questo “In testa” come una splendida miscelazione tra vibranti trame rock e sonorità raffinate: una penetrante alchimia sonora che dimostra mirabili capacità nel manipolare la materia rock’n roll striandola via via con inserti noise, divagazioni soniche e tratteggi di avvincente melodia.

Senza dimenticare poi dei testi, imbanditi da profondi tratti esistenzialisti sboccanti nelle intense interpretazione di Jack, vocalist dotato di grande personalità e capace, con la sua vigorosa voce, di modellare atmosfere della forte tensione emotiva.

Tensione emotiva che spicca in particolare nelle splendide “Azzurro acrilico” (“No, non riuscirai ad accendere un fuoco che è già cenere. Ma tutto è inevitabile”), “Sposo dell’aria” e “Mi accendi i sensi”, mentre fa un po’ difetto in “L’uomo tradito e “Cicatrici”, canzoni frustrate da alcune parentesi un po’ spente (che ricordano da vicino alcuni esperimenti poco riusciti dei Timoria) ma che, tuttavia, intaccano affatto la bellezza dell’insieme.

In qualsiasi ottica lo si voglia vedere, comunque, questo dei Miura rimane davvero un ottimo disco: un lavoro originale ed appassionato che possiede tutti i crismi per essere l’ouverture di una lunga e soddisfacente carriera.

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La recensione In testa di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-03-14 00:00:00

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