La linea tra l'immaginario erotico e l'esplicita pornografia è sottile e THE SOMNAMBULIST la oltrepassano continuamente; il tutto si complica se ad inserirsi è la fisica quantistica.
Il collettivo berlinese ha usato come collante il blues di Nick Cave per dare vita ad un album ricco di cambi repentini, quasi contraddittori, dove i generi musicali si fondano tra loro tanto da non poterne essere incasellato e racchiuso. Un album dove il rock diviene così fluido da sfiorare il pop. In brani come “The Grand Anthem of the Unnoble Nation Of...” la psichedelia floydiana delle sperimentazioni anni '60 continua a riecheggiare (c'è forse un messaggio nascosto nel finale di “Ronald Stark”?), pur distorta dalla cifra stilistica del gruppo che torna a rimarcare la propria identità anche inserendo il brano “Unbegotten” già precedentemente apprezzato nell'ep omonimo. La band si è lasciata ispirare dalle sonorità di Berlino come già quarantanni prima aveva fatto David Bowie del quale la band non manca di sottolineare il debito in tracce come “The Unamend Song” e “Sundrum Ln”.
"Quantum Porn” è un viaggio lynchiano che parte dal rock progressivo di “Transverberate”, passa dai richiami a Zappa in “Goddamland” e sfocia nel new wave della conclusiva “Green Ice”. Abbiamo dovuto aspettare quattro anni ma l'attesa è stata ripagata da un album in espansione che si rivela diverso ad ogni ascolto.
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