Quell'America sporca, rabbiosa e un po' cazzona
La copertina di questo ep fa già capire tantissime cose: una palla da bowling che sta per essere scagliata, un piede storto, dei jeans, un font da saloon post moderno e un filtro per invecchiare il tutto come se sabbia e alcol avessero fatto il loro. Vi ricorda The Big Lebowski? Ebbene si, l'intento dei Three Horns era proprio quello. Con il loro primo Ep, "Jackie", hanno voluto destare nell'ascoltatore l'immaginario cinematografico dei fratelli Cohen, di quell'America sporca sabbiosa e un po' cazzona.
Sin dalle prime note vengono in mente i texani The Black Angels, band neopsichedelica le cui musiche si rifanno all'hard rock e rock psichedelico degli anni '70. Anche in "Jackie" ci sono questi due fili conduttori. Il primo si sente bene in "Evil Dead" ed è preponderante, sfiora quasi il metal soprattutto per il cantato, in "Half Life".
Ma sono sulle sonorità psichedeliche che i Three Horns escono vincenti. "California" è in assoluto la mia preferita dell'ep, ascoltandola non puoi non immaginarti di essere a cavallo di un Harley in una lunga corsa nel deserto tra cactus e sole cocente. Due brani mozzafiato, in linea con California, li trovate anche nella versione integrale di "Jackie" che vi consiglio vivamente di ascoltare. La versione estesa contiene sette tracce tra cui due ballad. La prima che vi segnalo, dal finale a sorpresa, è "Jakie"e la seconda, dalle melodie taglienti degne di un film western, è "The Ballad of the lonely man": sono due brani che vi faranno sognare ad occhi aperti.
I Three Horns meritano un ascolto approfondito perché hanno carattere da vendere.
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La recensione Jackie EP di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-08-30 00:00:00
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