Solki Peacock Eyes 2017 - Punk, Indie, Alternativo

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Torna il dream-punk dei Solki, sempre enigmatico e affascinante

Il pavone è un animale incompreso: usato sempre come simbolo negativo di esibizionismo e vacua vanità, in realtà è un goffo volatile che vola poco ed esibisce la coda solo nel disperato tentativo di essere il prescelto dalla scontrosa e selettiva femmina. C'è del rock, in questa lotta fra insicurezza e bisogno di “fare la ruota” e urlare per essere amato.
Come l'animale a cui è intitolato il loro secondo album, la musica dei Solki vive di contraddizioni. Di timidezze, di sussurri e grida, di scoppi improvvisi di colori e magnificenza. Lo chiamano dream-punk, ed è una definizione che illustra perfettamente l'attitudine di Serena Altavilla, Lorenzo Maffucci e Alessandro Gambassi - coadiuvati qui da Alessandro Fiori -, quella di shakerare atmosfere eteree e rarefatte insieme a spigolose e dissonanti schegge di furia chitarristica e percussiva.

Nell'iniziale “Puddle”, ad esempio, dove si passa da toni bucolici, quasi infantili, all'inquietudine dettata dal parossistico saliscendi ritmico, o nella teatralità di “Fuck Youth” e “Jealous Girl”, nelle riottose “Liza's for all” e “Empty Bag Jellyfish” - dove è fin troppo facile tirare fuori i nomi di PJ Harvey o Patti Smith –, nell'andatura rétro romantica e sbilenca di “Peacock Eyes” e in quella marziale e insieme ribelle di “In a Bounce”.

E come quando si guarda l'animale, quando si ascolta la musica dei Solki non si vedono goffaggine, ansia, bisogno, vanità, ma solo il risultato di tutti i contrasti, e cioè una creatura elegante, sontuosa, dall'aspetto e dai colori unici.

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La recensione Peacock Eyes di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-07-10 09:00:00

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