Gli OLLA in "A Day of a Thousand Years" ci raccontano in musica il punto di ebollizione delle emozioni
"Un liquido entra in ebollizione nel momento in cui la sua tensione di vapore eguaglia la pressione atmosferica". Si sa, il linguaggio della chimica è per certi aspetti un linguaggio meraviglioso perché anche per descrivere fenomeni apparentemente semplici e che non avrebbero bisogno di spiegazioni, come appunto un liquido che bolle, utilizza parola chiare e nette come colpi di uchigatana nel buio. E questa tensione di vapore che eguaglia la pressione atmosferica e dà vita a qualcosa di nuovo è la precisa sensazione che si prova nell'ascoltare il nuovo disco degli OLLA, band che torna, a distanza di due anni dal precedente "A Serious Talk", con "A Day of a Thousand Years" . Il gruppo di Torino in questo biennio è molto maturato e cambiato, verrebbe quasi da dire che abbia subito più di un processo di ebollizione: infatti gli spunti che erano semplicemente abbozzati nel primo album, ora si allargano e si espandono nell'aere.
L'inizio ad esempio, con la bellissima "The Quicksands", è un avvio di tutto rispetto: suoni rotondi, caldi e profondamente umani, voci che si rincorrono e si trovano alla meraviglia e un'atmosfera di completezza che pervade sin dalle prime note l'ascoltatore. Già perché se è vero che c'è stato un periodo, grosso modo tra il 2008 e il 2009. in cui credevamo che il cosiddetto nu-folk fosse destinato a conquistare il mondo (e il successo di artisti, pur tra mille differenze, quali i Fleet Foxes o Bon Iver, pare confermarlo), nell'album in questione gli OLLA riprendono il filo del discorso, inserendoci tutta la loro dose di struggente malinconia, di giusto hommage a quella meraviglia degli Yuppie Flu e, soprattutto, costruendo un discorso assolutamente personale.
Già il fattore personalità. Provate ad ascoltare la traccia seguente, la seconda, "Gimmie a Day" (da cui è stato tratto anche un bel video). La canzone si presenta come un raro esempio, non ci sentiamo troppo spaventati e arditi ad affermarlo, di produzione musicale ed artistica perfetta: ritornello pop, voci armonizzate e suadenti e quel mood tra il trasognato e il melanconico, molto ma molto personale, che non può non conquistarci tutti quanti. Certo, magari fuori c'è il sole, le giornate sono sempre più calde e uno ha la giusta voglia di spogliarsi dei chili di vestiti portati lungo tutto quest'inverno che sembrava non finire mai: però ci sarà sempre tempo e modo, magari all'ombra di qualche frasca galeotta oppure anche sotto la tettoia di un autogrill lungo l'autostrada, di prendere un attimo tutto per noi e ascoltare assoluti pezzi di bravura quali "Wonderland" o "Saved Again".
Ma forse la traccia che più lascia segni profondi nei nostri cuori di panna è la quinta canzone, "Live Visuals and Love”. Qui c'è tutto per far sì che il pezzo degli OLLA non ci abbandoni facilmente: dolcissimi accordi di pianoforte, soffici e fragranti come focaccia da sgranocchiare al mattino presto di ritorno da una notte brava, poi un'evoluzione più muscolare e quadrata, un po' come quando scatta l'ora dell'aperitivo, il momento ideale per gettarsi alle spalle le menate della giornata e infine arriva la tromba di Ramon Moro che ci fa favoleggiare (leggasi volare) per i possibili risvolti più che interessanti che la frizzante notte d'estate ci riserverà.
In fondo è lecito chiedersi se la chimica (e i chimici!) avrà o meno le proprie fottute vibrazioni sentimentali no? Niente di certo si sa in merito ma dopo l'ascolto di "A Day of a Thousand Years" siamo un po' più rincuorati sull'argomento.
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La recensione A Day Of A Thousand Years di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-06-16 00:00:00
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