Bumblebees Pollination 2017 - Psichedelia, Garage

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Gli acerbi temi psichedelici dei Bumblebees

Al tramontare degli anni ’60, i richiami della west coast dei Bumblebees sulla scia di America in “Horse With No Name” e Canned Heat stentano talvolta a trovare la giusta dimensione a causa di suoni non sempre così raffinati e ovattati, lasciando le tracce in un limbo fermo tra le produzioni analogiche del passato contrastanti a quelle lo-fi dei giorni nostri.

 Premesse abbastanza incerte per l’ep Pollination, che non impressiona per il repertorio, ma che si fa apprezzare piuttosto per le intenzioni, come negli organetti e moog di “Times Still Change”. Più equilibrata è l’accompagnamento di “Time Machine”, dove anche la voce seppur sgraziata, viaggia sulla stessa lunghezza d’onda del pezzo. Riesce meno l’approccio da session men in “Last Ticket”, una jam che va tumultuosa sino alla più assennata “Rain”. Canzone direttamente imparentata con gli ultimi Tame Impala, passando per atmosfere più eteree sulla cifra vocale di due mondi apparentemente differenti ma capaci di incrociarsi nell’estetica dei riverberi di “Ordinary World” con Simon Le Bon e “I Wanna Be Adored” con Ian Brown. Un passaggio più razionale e meno avventato rispetto allo spirito psichedelico della band non ancora così a fuoco nella propria direzione artistica. Caratteristiche espresse solo in parte, ma meritevoli come auspicio futuro di un'ispirazione più matura.

 

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La recensione Pollination di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-08-29 00:00:00

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