Lo-fi è quel modo di presentarsi che non sai mai se è voluto o se davvero non si poteva fare di meglio. Ad ascoltare All My Teenage Feelings sembra proprio che la registrazione lo-fi sia una necessità di scopo, l'essere sporchi, ovattati, poco chiari diventa un'urgenza di espressione oltre che stilistica. Nascondere le proprie capacità, o filtrarle allo sfinimento per esprimersi a mezza bocca, e raccontarsi col cuscino sulla faccia.
"Endings" è la prima produzione musicale di Luigi Bussotti, giovanissimo viterbino, compresso dentro il suo mondo di tremolii vocali e atmosfere lisergiche, capace di comporre sette brani scuri e poco sereni come solo l'inizio della maturità di un ragazzo può essere. Con batterie elettroniche, chitarre sia acustiche che elettriche e poche note di synth, Bussotti mette nero su bianco (o per meglio dire in scala di grigi) le paure, le frustrazioni e la confusione tipica di un ventenne, mette tutto dentro casa sua, e a piccoli attimi apre le finestre e le porte, gettando al di fuori le canzoni come cartacce appallottolate.
La struggente malinconia di "Corners", la solitudine autoimposta di "For Yourself Nobody Else", la fragilità vocale nel cercare le note lunghe (scelta di stile o limite?) in "Out of Here (Right Now)", sono capitoli di una storia dalla trama poco sconvolgente, in cui però si leggono chiari i dolori interiori e gli sfoghi di chi è in un momento della vita in cui ogni rapporto o avvenimento deve essere analizzato al microscopio, e per ogni particella dedicato un verso di una canzone triste.
All My Teenage Feelings incide i suoi "finali" in un'opera prima un po' acerba e melensa, un mix di tristezza e belle melodie minori, buone per i giorni di brutto tempo, stralci di una new wave perduta che non sa se farsi coraggio e uscire allo scoperto o rimanere nella bassa qualità, almeno così nessuno la capirà completamente.
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