Magistrale realizzazione di un album del tutto personalizzabile
"Ode" è il disco d'esordio dei 124C41+ (One to Foresee for One Another) ed è inconsueto sin dalla registrazione: è stato infatti realizzato in gran parte all'interno di una stalla così da far risuonare non solo gli strumenti ma anche l'ambiente. Il resto dell'incisione è stata eseguita in studio, insieme ad Enrico Baraldi (Ornaments) mentre il mastering è stato affidato a Birgir Jòn Birgisson (Sigur Ròs). Pochi dati per preparare l'orecchio dell'ascoltatore ad una produzione davvero sui generis.
"Ode" è una lunga suite di 25 minuti del tutto strumentale che narra, pur senza l'ausilio delle parole, di un visionario cammino attraverso un sogno. L'immaginazione dell'ascoltatore è agevolata dalla suddivisione della traccia in sette capitoli, ognuno di essi con un titolo che descriva in quale parte percorso onirico ci troviamo, e associa ad ognuna di esse una diapositiva presente nel booklet. Nonostante la completa strumentalità dell'album sarebbe un errore definirlo un disco ambient: la realtà in cui si inserisce non è tangibile, non è d'ambiente, ma è piuttosto un universo irreale, quello del sonno. Più propriamente comunque, si tratta di un disco shoegaze o post- rock anche se, come ci suggerisce la band, è difficile incasellarlo all'interno della suddivisione dei generi classica.
Sarebbe contrario alla poetica del disco analizzare singolarmente le parti che lo compongono, dato che è stato pensato come una suite unica e le parti sono imprescindibili l'una dell'altra, ma possiamo comunque pensare alla prima parte come a una desolazione (più incubo che sogno) dalla quale si risorge circondati da una atmosfera solenne, fino al finale momento di risveglio.
Un disco di ampio respiro che utilizza più di un mezzo espressivo per comunicare la propria narrazione, elogiando l'intimità del singolo, raccontando un percorso diverso ad ogni ascoltatore, che può essere interiorizzato in maniera totalmente personale. Difficile trovare qualcosa di simile in Italia se non forse alcune produzioni de I Giardini di Mirò, ma dobbiamo forse raggiungere l'Inghilterra dei 65fivedaysofstatic per trovare la stessa intensità.
"Ode" prescinde dalla concezione canonica di musica, crea una storia anche senza l'ausilio della parola e, grazie all'inclusione di foto e immagini per la parte grafica, fa di sé un media pluridimensionale che il fruitore può sviscerare e utilizzare in diversi modi.
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La recensione ODE di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-08-31 00:00:00
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