I So Long Saigon presentano il primo, omonimo ep ad alto potenziale sinestetico
Ogni volta che ascolto un nuovo disco cerco di immaginare anche cosa potrebbe significare visivamente. Ci sono delle situazioni in cui la musica non si può davvero soltanto ascoltarla; bisogna anche vederla, scoprire in quale ambiente della nostra mente ci spedirà per viverne tutta l’essenza.
Quello che ho visto io in queste quattro tracce degli udinesi So Long Saigon, al primo esperimento dopo due anni di lavoro, è il mare un giorno d’autunno e un lungo piano sequenza, che parte dagli interni di “Scatola”, la traccia d’apertura: una stanza di parquet e velluto rosso come le foglie sparse a terra, un suono che sposta la macchina da presa dalle righe del pavimento verso l’alto, velocemente, diretta alla finestra aperta, per farci colpire dalla prima aria gelida che scuote le tende che la incorniciano.
È settembre, quel mese incerto che “che cosa ci darà” non lo sappiamo, né noi né il Marco della seconda traccia, seduto a riflettere sulla spiaggia, fuori dalla stanza del frame precedente. Lo stesso Marco che forse ci vorrebbe lì seduti insieme a lui, a dividerci i pensieri e i ricordi su quel “Fermati con me” che segue nella tracklist, e a condividere il sapore di quel bicchiere di “Vino” e di tristezza dell’ultima pagina di questa storia.
Un microfilm racchiuso in pochi minuti di musica, con la quale abbiamo viaggiato nelle scene delle note, merito della sperimentazione ricercata che si presta ad essere colonna sonora della nostra immaginazione, con l’aiuto di una forte drum machine e delicati sintetizzatori ad unire la giusta vibrazione alla malinconia della canzone d’autore. Mettete in play e buona visione anche a voi.
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La recensione So Long Saigon di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-10-02 00:00:00
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