Alessio Lega
Mare Nero 2017 - Cantautoriale

Mare Nero

La fiaccola dell’anarchia non si è mai spenta. E Alessio Lega è lì a soffiare sul fuoco.

Cantautore, scrittore, giornalista, studioso della canzone civile. Facendo ricorso a una parolaccia, potremmo definire Alessio Lega un personaggio trasversale. Uno che si innamora di tutto, o quasi, un amante della libertà, propria e altrui, un cantastorie di quelli che in giro ne son rimasti pochi. Con “Mare nero” (sottotitolo: “Ritratto di un inferno bello mosso”), la sua ultima fatica discografica, il musicista pugliese torna a scrivere un album di canzoni dopo un buon numero di progetti (anch’essi trasversali…) portati tra palchi e teatri dello Stivale e non solo. Un disco di recuperi, di pezzi lasciati indietro, di avanzi, come suggerisce il Lega stesso. Ben vengano gli avanzi, allora.

La fiaccola dell’anarchia illumina dodici episodi sorretti da ritratti, zingari felici, incontri che se non cambiano la vita almeno la rimettono a nuovo, storie del passato, partigiani, antifascismo militante, disastri ambientali da evitare, come quelli programmati in Val di Susa. Gli anarchici, “sospesi al centro esatto tra violenza e cultura”, tirano le fila, i libri di Beppe Fenoglio e Nuto Ravelli irrompono nel tentativo di salvare una società alla deriva, sospesa tra il ritorno di un fascismo strisciante che evoca la difesa della razza e infiniti pogrom. Alessio Lega è duro ma al tempo stesso ironico e divertente. Fa sue un paio di cover emblematiche (“Hanno ammazzato il Mario in bicicletta”, di Fiorenzo Carpi e Dario Fo, “Fiore di Gaza”, firmata da Paolo Pietrangeli), ripropone in una nuova versione “Zolletta”, dedicata a Enzo Baldoni, per poi affidare le proprie preghiere (laiche, sia chiaro) a una band complice. Che si muove tra tradizione e suoni elettroacustici, richiami a Tom Waits, al klezmer, alla Francia, al folk, tirando fuori cupezze e asperità, raggi di sole e dolcezza pura. Un disco politico nell’accezione più accessibile del termine, come non se ne fanno più da tempo, lontano da qualsivoglia deriva retorica Da ascoltare tenendo a debita distanza i pregiudizi.

 

 

 

 

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